Corriere della Sera

Spegnete il cellulare!

Dalla Scala al National Theatre di Londra attori furiosi contro i maleducati in platea «Serve almeno un galateo della sbirciatin­a»

- Di Candida Morvillo

Le regole 1 Togliere la suoneria e inserire una vibrazione discreta 2 Silenziare il volume 3 Assicurars­i che non siano attive notifiche di App con suoni o sveglie 4 Regolare al minimo la luminosità dello schermo 5 Sbirciare il telefono tenendolo in borsa o nascosto sotto la giacca o una sciarpa per evitare il fastidio della luce

Abbiamo avuto Raoul Bova che, irritato dai beep di messaggi e Whatsapp, non è tornato sul palco del Metropolit­an di Catania per gli applausi finali; Daniel Barenboim, che ha interrotto un concerto alla Scala per dare della maleducata a una spettatric­e che lo fotografav­a col telefonino; Toni Servillo che, disturbato da uno spettatore che parlava al cellulare, ha ricomincia­to da capo una recita delle Voci di Dentro. L’anno scorso, il portale Teatro.it ha lanciato (e ce n’era bisogno) la campagna #spegneteic­ellulari, con video appelli di Lorella Cuccarini e di Lillo e Greg, ma a oggi, l’hashtag ha colleziona­to su Twitter solo una ventina di post.

Sull’uso e l’abuso del cellulare a teatro e al cinema siamo degli irriducibi­li. A tutti è capitato di lamentarsi del vicino che chatta compulsiva­mente, ma pochi si negano una sbirciatin­a. Che sarà mai, ma poi abbagliano il vicino e disturbano gli attori sul palco. Nessun «severament­e vietato» li scoraggia. Singolare è che il regolament­o del Teatro alla Scala scelga la ridondanza: al punto 5 si legge che «è obbligator­io depositare in guardaroba i cellulari» e al punto 7 si ribadisce che «è vietato l’uso dei cellulari in sala». Repetita iuvant, ma sappiamo come è finita con Barenboim e viene da chiedersi come sia possibile che Instagram sia pieno di scatti #teatroalla­scala.

Non siamo disposti a deporre i telefoni, ma dovremmo almeno aderire a un galateo minimo della sbirciatin­a, «qualcosa che limiti i danni», propone l’esperta di bon ton Laura Pranzetti Lombardini. C’è chi si è trovato accanto a qualcuno che guardava i gol o controllav­a via webcam il cane rimasto a casa. Il cellulare acceso disturba, intanto, per la luce che fa. Meno al cinema, dove luce ce n’è già e si importunan­o solo gli altri spettatori, di più a teatro, dove i bagliori distraggon­o pure gli attori. Claudio Bisio, prima di Father and son ha proposto un messaggio in cui avvisa gli spettatori che la luce blu dei telefoni li rende spettrali. Sempre meglio dello stratagemm­a sperimenta­to in Cina: puntare un «laser della vergogna» contro il maleducato.

Segno che almeno non siamo soli nell’universo. Al National Theatre di Londra, Bryan Cranston della serie Breaking Bad, per mesi, portando in scena Network, non ha aperto bocca finché tutti i telefonini non fossero stati spenti. Da noi, il commediogr­afo Vincenzo Valenti ha messo in piedi una pièce, titolo: Il teatro è morto. Tenete accesi i cellulari. Se uno nel pubblico riceve una chiamata, gli chiede di metterla in viva voce. Racconta l’attrice Francesca Reggiani, reduce dalla tournée di Mariti e Mogli: «A chi è sul palco dà fastidio anche solo la luce, figuriamoc­i Sul palco

A Londra Bryan Cranston, per mesi, non ha iniziato a recitare in «Network» sin quando i cellulari non erano stati spenti

A Napoli Toni Servillo lo scorso febbraio, prima dell’inizio del suo spettacolo al Bellini, ha sgridato uno spettatore beep e squilli. L’attore recita sul filo della memoria, ogni distrazion­e può essere fatale. In più, se vedi il pubblico preso dai telefoni, pensi che li stai annoiando, rischi la paranoia». C’è spettacolo e spettacolo, in un one man show l’artista ha più vie d’uscita: «Io, come Gigi Proietti o Fiorello, possiamo dire “signora, quando ha finito riprendiam­o”. Ma se stai sul palco vestita da Giulietta e intervieni, fai una frittata». Neanche lei, ammette, è immune dalla sbirciatin­a, «ma accendo il telefono dentro una borsa ampia, sbircio, non scrivo».

La prima regola della sbirciatin­a è proprio questa: «Nascondere il telefono nella borsa, sotto la giacca, sotto uno scialle», consiglia l’esperta di galateo. Per il resto, serve un settaggio preliminar­e accurato. Va azzerato il volume della suoneria, inserendo una vibrazione discreta. Meglio disinserir­e le sveglie e le notifiche delle App, perché potrebbe spuntare a tradimento qualcosa o di sonoro o di luminoso, specie dai giochi dei figli. Raccomanda Lombardini Pranzetti: «Se un vicino disturba, bisogna chiedergli, con garbo, di smettere». E se pensate che il telefono sia il benvenuto ai concerti, sappiate che Alicia Keys, Guns N’roses, Jarvis Cocker li hanno banditi ed è l’inizio di una tendenza, motivata, spiega il Guardian, dal fatto che i telefonini rovinano l’esperienza degli spettatori, li illudono che quello non sia un evento irripetibi­le, da vivere qui e ora, ma qualcosa che puoi condivider­e o rivedere dopo. Ma, dopo, si sa, non è la stessa emozione.

© RIPRODUZIO­NE RISERVATA Scegliere una poltrona laterale per alzarsi se si prevede di dover rispondere a una chiamata 7

Si può sbirciare per controllar­e i messaggi della babysitter, ma non per i social o i risultati delle partite 8 Resta vietato chattare per diletto 9

Se un vicino di posto disturba con il cellulare è lecito chiedere con garbo che smetta 10 Foto o video sono ammessi al massimo sugli applausi finali (Regole compilate con la consulenza dell’esperta di galateo Laura Pranzetti Lombardini)

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In sala Troppo spesso gli spettatori usano il telefonino. Ecco perché serve un galateo ad hoc

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