Movimento naturale
Le quattro stagioni di Ratti e le installazioni alla Statale puntano sulla sostenibilità La Design Week si apre nel segno dei mutamenti
I l design può tutto: anche riportare a Milano le mezze stagioni — insieme alle altre due, negli stessi giorni, fianco a fianco. Il tutto di fianco al Duomo, davanti a Palazzo Reale, dove fino al 25 aprile il padiglione temporaneo «Living Nature» di Carlo Ratti associati permetterà di entrare in quattro ambienti separati nei quali è stato ricreato un diverso microclima, con una flora coerente. In totale, ventitré diverse specie di alberi, dalla betulla dell’himalaya al ciliegio del Tibet, fronda a fronda con piante del nostro territorio. E mentre i sempreverdi si godranno la neve, i palmizi beneficeranno del caldo estivo — immancabilmente afoso, perché il clima ricreato è proprio quello milanese (tant’è che nel comparto autunnale, verso sera, è prevista nebbia). E purtroppo, come illustrano le didascalie all’esterno del padiglione, la temperatura di ogni singola stagione nell’ultimo secolo è aumentata di almeno tre gradi centigradi, a riprova che è necessario fare progressi in materia di climatizzazione mediante energie sostenibili. Il padiglione, alimentato dall’energia del sole, funziona come un grande frigorifero: il calore sottratto all’inverno è inviato all’estate. I materiali e le tecniche sono rinnovabili e non inquinanti, e alla fine dell’esposizione le piante rimarranno a Milano.
«Nel Novecento la città conquistava la natura, estirpandola — spiega Ratti —; oggi la nostra missione è di farla tornare in città e in modo sostenibile. In questo Milano è all’avanguardia in molti progetti, basta pensare alla riconversione del sito Expo». L’architetto e ingegnere del Mit di Boston sottolinea che non si tratterà solo di un’attrazione per il pubblico, che entrerà liberamente. È anche un esperimento, condotto insieme al botanico francese Patrick Blanc, noto anche per il Giardino verticale.
«In questi giorni faremo dei test sull’efficienza dei procedimenti che abbiamo usato, e verificheremo gli effetti dell’allestimento sulla vegetazione. Non era mai stato fatto niente del genere prima d’ora, ma molti altri passi verranno compiuti su questa strada». Nel frattempo, il personale addetto al padiglione sta seriamente prendendo in considerazione l’idea di preparare un pupazzo di neve: il clima e lo scenario, tra gli abeti, inducono in tentazione. Ma a chi dovesse acclimatarsi troppo, un piccolo robot disegnatore, progettato dal gruppo Scribit, ricorderà le previsioni del tempo su Milano disegnandole sui vetri ogni due ore. Con questa «isola» di Salone in pieno centro, voluta dal presidente della manifestazione Claudio Luti, l’esposizione conferma di voler puntare su un design ecosostenibile.
La cosa è confermata da come i designer della mostra di «Interni», all’interno della Statale, hanno interpretato il tema di questa edizione, «House in motion». Dal legno scelto da Peter Pichler per l’installazione centrale Future Space ai pannelli truciolati interamente riciclati usati da Aldo Cibic per «Colors on the move», dai container recuperati e riconvertiti da Piero Lissoni per «My Dream Home», all’ambizioso progetto «Cells» di Filippo Taidelli, dedicato ai luoghi di cura del futuro. E anche fuori dalla ex Ca’ Granda, all’orto botanico di Brera, l’allestimento «Hive» di Mario Cucinella con i giovani architetti della scuola
SOS di Bologna evoca una città in simbiosi con la natura. Secondo Gilda Bojardi, da vent’anni madrina di quello che è l’evento cardine del Fuorisalone, «il fatto che il tema delle case in movimento, degli spazi trasformabili e in evoluzione proprio come chi li abita sia stato svolto facendo consistente ricorso a un pensiero ecosostenibile è la dimostrazione che ormai i designer hanno finito per aderire in modo naturale ai temi del consumo energetico consapevole, facendolo rientrare nella cultura del progetto». Tra i designer di fama mondiale che hanno contribuito con un proprio progetto all’allestimento c’è Massimo Iosa Ghini, che ha realizzato «Home Co-thinking». Per lui e i suoi colleghi, l’opportunità di elaborare queste installazioni-attrazioni di forte presa sul pubblico contengono «una parte di effimero, che tuttavia permette di perfezionare la conoscenza della materia».
All’inaugurazione della mostra, all’ateneo milanese, è intervenuto anche il sindaco Beppe Sala, che ha ribadito che «ciò che permette alla Design Week, al Salone e al Fuorisalone di eccellere è la connessione tra elementi di qualità, ma soprattutto una partecipazione allo sviluppo della città, una visione che è fatta di sviluppo urbanistico, mobilità e ambiente che già da oggi gettano le basi della Milano che vedremo tra vent’anni».