Versatile e ben riciclabile Perché la plastica rivive i fasti degli anni Sessanta
A Casa Corriere dibattito sulla sua sfida ambientale
Per decenni abbiamo assistito alla guerra campale tra forma e funzione, innovazione e commodity, design e standard. La plastica in questa guerra sembrava giocare un ruolo di «seconda scelta»: funzionale, pratica ma parente povera di materiali più ecologici (la naturalità del legno) o innovativi (la tecnicità dei metalli).
Oggi registriamo un cambio di passo: si pretende la forma e la funzione, l’innovazione e il servizio, il comfort e il design. Emerge un nuovo mercato interamente dedicato alle azioni concrete dell’innovazione, che accompagna i comportamenti personali e familiari alla ricerca di piccole felicità quotidiane, inseguite e apprezzate anche dalle giovani generazioni.
Questa metamorfosi si esprime negli oggetti e nei comportamenti plasmando la qualità materiale del paesaggio che ci circonda. Per comprenderlo, è sufficiente osservare la natura stessa della nuova normalità, che non si conforma in standard ripetuti ma è fatta di eccezioni. In questa metamorfosi ritroviamo come protagonista inattesa proprio la plastica.
Demonizzata negli ultimi decenni dalla visione eco-integralista, oggi si risolleva per la sua versatilità, riciclabilità, originalità. La plastica non è più considerata «cattiva»: è ormai chiaro che «cattivi» possono essere solo i nostri comportamenti. La facilità di riciclo di questo materiale ne ha «ripulito» l’immagine, facendone emergere le infinite qualità: democraticità, durata, leggerezza, resistenza, facilità d’uso, lavabilità, economicità. Facciamo un esempio concreto che riguarda gli oggetti domestici e il vissuto della casa che è ormai segnato da una esperienza multigenerazionale, tra design e tecnologia. La semplificazione della vita domestica è diventata infatti una esigenza di base, apprezzata dai soggetti più diversi: nelle convivenze tra studenti come nella vita dei single, dai diversi membri della famiglia come dagli «anziani digitali», sempre più presenti nella nostra società, tra le più longeve del mondo.
Ciò significa che interi settori merceologici — dai casalinghi ai piccoli elettrodomestici —, compreso quello degli accessori di design, hanno subito un cambiamento radicale. In casa ciascuno pretende servizio e qualità, comfort e innovazione. Anche i riti più tradizionali legati alla cucina o alla cura del dettaglio nell’arredo vengono ripensati o «amplificati» da applicazioni tecnologiche di frontiera, che a loro volta richiedono un «completamento» materico, tangibile, persino sensoriale.
In questa metamorfosi la plastica ri-diventa grande protagonista — come negli anni 60 — e risponde all’esigenza di oggetti e prodotti semplici e mai banali, che nascondono una smartness inattesa. La varietà di forme e colori che questo materiale permette, segna infatti la «nuova plasticità» del paesaggio domestico.
Oggi siamo tutti più pragmatici, pretendiamo risultati immediati, comprendiamo che la tecnologia più avanzata e il design più raffinato possono convivere con esigenze ergonomiche e di comfort, definendo un panorama di innovazioni semplici e dirette che possono incidere sulla qualità della propria vita: è in questa dimensione che la plastica torna a essere la regina del quotidiano.
Il sociologo Francesco Morace partecipa oggi alle 15 a Casa Corriere (sala Buzzati) all’incontro su «Industria, estetica, design, sfida ambientale: il valore della plastica».
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