BONATTI, IL GIGANTE NON EBBE LA GRANDEZZA DELLA PACE
Caro Aldo,
è strano che proprio la Juventus abbia invocato la Var dopo averla osteggiata in campionato. Ed è altrettanto strano Valentino Rossi, che in gioventù ha tirato più di una sportellata, ora si lamenti se a farlo sono altri. È difficile essere coerenti, in ambito sportivo c’è riuscito Walter Bonatti, un italiano atipico, ahimè. Gianmarco Ricci
cicajunior@yahoo.it
Caro Gianmarco,
La sua lettera ha il merito di sottrarre la discussione più accesa della settimana alla contingenza delle vicende sportive, e di farci guardare a un grande del nostro recente passato, appunto Walter Bonatti. Ho letto i suoi libri, l’ho molto ammirato, e sono stato felice di intervistarlo. Forse proprio per questo le confesso che mi attendevo da lui qualcosa in più.
Era il 2004, e si celebravano i cinquant’anni della conquista del K2. Non era stata solo un’impresa alpinistica; a nove anni dal disastro della Seconda guerra mondiale, il tricolore tornava protagonista, in cima a una montagna mai violata dall’uomo. Mezzo secolo dopo, emergeva una novità: uno dei due uomini saliti in vetta, Gino Lacedelli, riconosceva che non ce l’avrebbe mai fatta senza l’aiuto del giovane leone Bonatti, che aveva portato su le bombole d’ossigeno; e prima di morire gli chiedeva perdono per averlo abbandonato fuori dalla tenda, la notte prima dell’ascesa finale. Andai a intervistare Lacedelli a Cortina: una persona semplice, che si stava spegnendo circondato dall’affetto della famiglia. Poi incontrai a Cervinia Achille Compagnoni: un capobranco ferito, un lupo solitario che agitando i moncherini della dita congelate sul Karakorum insisteva nel non voler riconoscere nulla a Bonatti. Eppure Bonatti rifiutò di distinguere tra i diversi atteggiamenti: «Quei due mi volevano ammazzare», disse, e quindi «quei due» per lui pari erano. Di sicuro sulle pendici del K2 Bonatti subì un grave torto. Però forse, arrivato anche lui quasi al termine di una vita felice, coronata da altre imprese e grandi amori, quella mano tesa di Lacedelli avrebbe potuto stringerla.