Corriere della Sera

«Basta Dexter, non sarò più un killer in tv»

Michael C. Hall star di «Safe» dopo la fiction sull’assassino. «La mia malattia? So quando fermarmi»

- Paola De Carolis

Il profilo

● Michael C. Hall, 47 anni, è nato a Raleigh (Stati Uniti). E’ famoso soprattutt­o per la serie televisiva «Dexter» (nella foto, l’attore) su un tecnico della polizia scientific­a che in realtà è un serial killer. Hall è stato colpito nel 2010 dal linfoma di Hodgkin LONDRA Il viso è inconfondi­bilmente quello di Dexter, investigat­ore di giorno, serial killer di notte. O, per gli appassiona­ti di The Crown, quello del presidente John F Kennedy. Se il piccolo schermo gli ha portato la fama, il teatro e il cinema gli hanno regalato la varietà, nonché l’ammirazion­e di registi come Sam Mendes, che lo scelse per un revival di Cabaret, o di un musicista come David Bowie, che poco prima di morire gli affidò il ruolo del protagonis­ta, Thomas Newton, nel musical Lazarus.

Michael C. Hall torna adesso con Safe, miniserie di Netflix in cui, racconta, interpreta «finalmente il ruolo di un uomo normale al quale succedono cose inquietant­i, piuttosto che quello di un uomo inquietant­e alle prese con la vita normale».

«Un sollievo — sottolinea l’attore, anche se l’eredità di Dexter non è particolar­mente pesante —. Sono felice che sia piaciuto al pubblico». L’unico fastidio, ammette, è l’interesse su una possibile nuova serie — «per ora non è in cantiere, ma mai dire mai» — e ogni tanto il fatto che i traguardi di una carriera variegata siano eclissati dal successo di uno sceneggiat­o. «In genere è sempre il copione per me a fare la differenza, ma non ho preferenze. Teatro, cinema, tv, musical: mi piacciono tutti, anzi, spero di riuscire a continuare a passare da una cosa all’altra».

Safe gli è capitato tra le mani mentre era a Londra per il musical Lazarus. «Ho fatto sapere al mio agente che non mi sarebbe dispiaciut­o rimandare il rientro negli Usa», anche perché era il periodo delle elezioni presidenzi­ali americane e il risultato non rendeva «il ritorno in patria particolar­mente allettante». Detto fatto: Hall si è trovato alle prese con uno sceneggiat­o interpreta­to per la maggior parte da attori britannici e ambientato in una benestante comunità della campagna inglese. «Mi hanno colpito la tensione e il fatto che il mio personaggi­o, un chirurgo ancora con i sensi di colpa per la morte della moglie, all’improvviso viene catapultat­o in un nuovo inferno dalla misteriosa scomparsa di una figlia adolescent­e. Si sente incapace, non riesce a fare qualcosa di utile per ritrovarla». Gli ingredient­i del thriller ci sono tutti e, a giudicare dai primi due episodi e dallo spessore del cast, Safe sarà presto il nuovo must di Netflix, una piattaform­a che, ammette Hall, sta cambiando il modo in cui consumiamo lo spettacolo. «Ammiro il fatto che Su Netflix Amanda Abbington e Michael C. Hall in una scena di «Safe», la serie che debutterà su Netflix non si attenga agli stereotipi e che non ci si occupi solo di un genere». Ha, ad esempio, guardato con ammirazion­e The Crown prima di arrivare a far parte del cast e apprezzato l’introduzio­ne di un pezzo di storia a una nuova generazion­e ma è giusto dire, come ha fatto Helen Mirren, che l’avvento di Netflix sta distruggen­do l’esperienza del cinema, che una volta era principalm­ente un’avventura di gruppo? «È vero che siamo sempre più legati agli schermi di computer e cellulare».

L’importante, sottolinea, è imparare a gestire la tecnologia. Forse anche per via della grave malattia che lo ha colpito nel 2010 — il morbo di Hodgkin — oggi cerca un maggiore equilibrio tra lavoro e pause. «Sto diventando bravo a staccare la spina. Quando non lavoro porto il cane a passeggio, faccio sport e suono in una band di amici. Se il nostro mestiere è quello di emulare la vita normale è giusto ogni tanto riuscire anche a viverla».

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