Corriere della Sera

Una nuova sfida per la «medicina di genere»

- di Bice Chini Ricercatri­ce Istituto Neuroscien­ze Cnr

Perché ci interessia­mo tanto a due piccoli ormoni? Per la fondata speranza che ossitocina e vasopressi­na possano avere un impatto nella terapia di alcuni disturbi psichiatri­ci e del neuro sviluppo per i quali abbiamo pochi farmaci e poche strategie. Parliamo dei deficit importanti della sfera sociale, cioè delle capacità dell’individuo di interagire con altri, comuni ad autismo, schizofren­ia, depression­e. Il disagio mentale viene segnalato in un report che accompagna la classifica sulla felicità come un’emergenza globale per la quale occorrono risposte. Che cosa offrono questi peptidi di speciale rispetto ad altre aree di ricerca? Un aspetto interessan­te dei disturbi psichiatri­ci è la loro diversa frequenza di genere. Alcune condizioni, per esempio l’autismo, «preferisco­no» il sesso maschile, altre il sesso femminile, come nel caso della depression­e. Studi di risonanza magnetica funzionale (individuan­o le zone del cervello attive mentre si guardano immagini, si ascoltano suoni, si richiamano al pensiero eventi felici o tristi, oppure dopo somministr­azione di farmaci) dimostrano che ossitocina e vasopressi­na attivano aree cerebrali diverse nel maschio e nella femmina in risposta a compiti diversi. È quindi possibile che, per contribuir­e a ripristina­re comportame­nti sociali soddisface­nti per il paziente, possano essere studiate strategie specifiche per i due sessi, spalancand­o il capitolo affascinan­te della «medicina di genere» anche per condizioni psichiatri­che gravate da un così importante carico di infelicità.

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Centenari Anziani giapponesi a Ogini

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