Salah esalta il Liverpool La Roma evita la disfatta
Semifinale di Champions, Liverpool amara Si scatena Salah, poi sul 5-0 la Roma ne fa due Ai giallorossi servirà un 3-0 come con il Barça
LIVERPOOL I miracoli possono ripresentarsi nella vita della stessa persona? Ed è giusto aspettarselo? Sono domande che la Roma rende lecite con un finale di partita coraggioso, dopo essere stata travolta dal Liverpool e aver rischiato un tracollo simile a quello contro il Manchester United il 10 aprile 2007. Allora finì 7-1, risultato che serve ancora per gli sfottò laziali. Questa volta, a 20 minuti dalla fine, il punteggio era 5-0 per i Reds e l’impressione è che potessero arrivare altri gol nella porta di Alisson, anche lui non impeccabile. Poi sono successe due cose importanti: Klopp, che fin lì aveva dominato la sfida tattica, ha tolto Salah per fargli avere la standing ovation troppo presto e Di Francesco ha capito, con grave ritardo ma meglio tardi che mai, che la difesa a 3 era stata un suicidio e ha provato con il 4-4-2, inserendo Perotti che è stato il migliore in campo. Così il disastro è diventato una sconfitta e il ritorno del 2 maggio non sarà del tutto inutile. Dzeko ha segnato il suo settimo gol e Perotti trasformato un rigore conquistato da Nainggolan. La gente potrà riempire l’olimpico, sperando in un’altra pazzesca rimonta. Però chi ha visto le due partite ha notato la differenza: l’1-4 Barcellona era risultato ingiusto — tra errori dell’arbitro e sfortuna —, quello di ieri sera ad Anfield è stato lo specchio della partita.
La partita è tutta in un’immagine: l’uomo con la moto, a un certo punto della salita, si è stancato di tenere in scia l’uomo con la bicicletta, che faticava tornante dopo tornante, e ha deciso di aprire il gas. Un paio di accelerazioni ed è diventato un puntino lontano all’orizzonte. Momo Salah ha deciso di partire e sulla Roma sono calate le tenebre. Due gol e due assist. In questo momento l’egiziano è il calciatore più decisivo del mondo. L’unico che regge il confronto è Cristiano Ronaldo. Momo è arrivato a 43 reti stagionali con il Liverpool — 10 in Champions — e non è una bestemmia candidarlo fin d’ora per il Pallone d’oro.
Hanno deciso il fattore fisico, il fattore tattico e il fattore economico: 1) c’è stato un deficit di corsa e di aggressività, che ha chiesto il conto dopo la mezzora. Fin lì la Roma aveva retto bene, colpendo anche una traversa con Kolarov su paperissima di Karius, ma poi è stata travolta; 2) se vendi Salah per 42 milioni più 8 di bonus (ma ora ne vale 200) e comperi Cengiz per 12,5 vuole
dire che il bilancio è la priorità e che il tuo lavoro è di semina e non di raccolto. Ieri il turco ha dimostrato tutta la sua inesperienza a questi livelli, risultando purtroppo un uomo in meno in campo; 3) Di Francesco ha pensato di poter ripetere la gara contro il Barcellona con la difesa a tre e non ha capito che l’avversario era completamente diverso. Juan Jesus è stato lasciato in balia di Salah, Firmino ha inventato calcio a ripetizione, Mané è stato sempre pericoloso anche se impreciso.
Il combinato di questi tre fattori è stato devastante per 70 minuti e, probabilmente, ha detto la parola fine sulla Champions giallorossa. Sarebbe un errore, però, essere delusi: la crescita nasce solo dalla continuità e la Roma deve a tutti i costi ritornare in stadi come questo e riprovarci. La prossima volta avrà l’esperienza che ieri sera è mancata, a partire dalle scelte di formazione. E se poi ci sarà un altro miracolo, tanto meglio.