Bolloré fermato per corruzione: tangenti in Africa
Inchiesta per corruzione, nel mirino le licenze per due porti in Togo e Guinea La replica: completa trasparenza. I titoli del gruppo crollano in Borsa (-6,1%)
Tangenti in Africa. Con questa accusa il finanziere bretone Vincent Bolloré, a capo di Vivendi, è stato fermato nell’ambito di una inchiesta su presunte mazzette pagate nel 2010 dal suo gruppo in Guinea e Togo, in merito a concessioni per l’utilizzo di due porti. Le indagini sono state avviate nel 2014 dall’ufficio francese di lotta alla corruzione e all’evasione, e già due anni fa la sede del gruppo Africa Logistics era stata perquisita. L’imprenditore è sotto interrogatorio a Nanterre e, mentre il gruppo Bolloré «smentisce formalmente» di aver commesso irregolarità, il titolo è crollato di nove punti per poi chiudere con un meno sei.
PARIGI Alle 10 del mattino di ieri Vincent Bolloré è entrato, in stato di fermo, nei locali della polizia giudiziaria di Nanterre per essere interrogato sul modo in cui il suo gruppo ha acquisito le concessioni di alcuni porti nell’africa dell’ovest. La «garde à vue» del finanziere può durare 24 ore o essere prolungata fino a un massimo di 96, al termine della quale sarà rimesso in libertà o presentato a un giudice per un eventuale rinvio a giudizio. La notizia del fermo ha creato scalpore in Francia e anche in Italia, dove da tempo Bolloré è impegnato in contrastate operazioni in Telecom Italia e Mediaset. Alla Borsa di Parigi ieri alle 12 il titolo Bolloré perdeva il 7%, equivalente a 850 milioni di euro andati in fumo.
I giudici di istruzione sospettano il finanziere francese di corruzione per avere favorito l’elezione di due presidenti africani, che avrebbero poi restituito il favore garantendogli il controllo di alcune concessioni portuarie. Il gruppo Bolloré in un comunicato ha smentito «formalmente» di avere commesso irregolarità in Africa: «Il legame che alcuni cercano di suggerire tra l’ottenimento delle concessioni e le operazioni di comunicazione è privo di qualsiasi fondamento economico e rivela una profonda ignoranza di questo settore industriale».
L’inchiesta è partita dalla denuncia di un ex partner di Bolloré, l’uomo d’affari francospagnolo Jacques Dupuydauby, che aveva vinto le gare d’appalto e poi è stato estromesso. Dal 2010, il giudice Serge Tournaire indaga per stabilire se la società di comunicazioni Havas, che fa parte del gruppo Bolloré, abbia condotto e fatturato sottocosto le campagne elettorali dei candidati presidenziali Faure Gnassingbé in Togo e di Alpha Condé in Guinea, in cambio poi di importanti concessioni nei porti di Lomé (capitale del Togo) e di Conakry (Guinea).
L’africa riveste un ruolo fondamentale — pari a circa il 25% — nelle attività del gruppo Bolloré. La filiale Bolloré Transport and Logistics, creata nel 2016 dalla razionalizzazione di società precedenti, dà lavoro a 25 mila persone e gestisce direttamente i terminal dei container in 10 porti dell’africa occidentale, e indirettamente in altri 16 porti. Bolloré è presente in 46 Paesi e il suo impero economico in Africa vale due miliardi e mezzo di euro.
Oltre ai porti, Bolloré controlla la maggioranza in tre concessioni ferroviarie: Sitarail (Costa d’avorio e Burkina Faso), Camrail (Camerun) e Benirail (Bénin), e gestisce migliaia di camion per il trasporto merci. Tra treni, trasporto su gomma e porti, Bolloré controlla una parte notevole della logistica del continente, ed è presente anche nella produzione di olio di palma, commercio di legname, miniere e petrolio. Tramite il gruppo Bolloré la Francia mantiene una presenza importante nelle ex colonie frenando l’espansionismo cinese nella regione. L’ipotesi sulla quale indagano i giudici è che Bolloré possa avere influenzato il processo democratico in Togo e in Guinea a fini economici. Se questo meccanismo venisse provato, sarebbe l’ennesimo caso dei tradizionali intrecci tra politica e affari tipici della «françafrique» e realizzati grazie a vari «Monsieur Afrique»: per esempio Jacques Foccart, segretario generale agli affari africani di De Gaulle, o Michel Roussin nel caso del gruppo Bolloré.
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