«Fondamentale intervenire subito Contano anche i minuti»
Antonio Rebuzzi, responsabile del reparto di Cardiologia intensiva del Policlinico Gemelli di Roma, spiega il grave malore che ha colpito stasera il presidente emerito Giorgio Napolitano.
Professor Rebuzzi, ci spiega in che cosa consiste la dissecazione dell’aorta?
«L’aorta è un’arteria importantissima che porta il sangue dal cuore al resto dell’organismo. La parete dell’aorta è fatta di tre strati: uno interno, a contatto con il sangue, uno medio, composto da un tessuto elastico e il terzo più esterno. La dissecazione si verifica quando si crea una fessura nel tessuto interno».
In queste situazioni dove va a finire il sangue?
«Il sangue entra nella fessura e si distribuisce nello strato medio distruggendo tutto il tessuto elastico».
Quali problemi possono accadere?
«Dall’aorta partono le arterie che vanno in
L’aorta cede quando la pressione del sangue raggiunge livelli molto alti
tutto il corpo: dal cervello allo stomaco fino ai reni. Se non affluisce regolarmente il sangue, c’è il rischio che la dissecazione provochi la chiusura di altre arterie causando, ad esempio, problemi gravissimi come un ictus o una insufficienza renale. Comunque si determina un danno molto grave».
Quanto è importante intervenire rapidamente?
«Anche i minuti sono fondamentali. La dissecazione deve essere subito trattata in sala operatoria e deve essere tamponata nel più breve tempo possibile. Più va avanti la dissecazione e più danni gravi fa perché coinvolge più organi che sono molto importanti».
Quali sono i fattori di rischio?
«Tra i fattori di rischio, oltre all’età, l’ipertensione (pressione alta), l’aterosclerosi (la formazione di grasso nelle arterie) e ogni situazione che causa l’aumento della pressione arteriosa, oltre alle alterazioni della valvola aorta, ma questi non sono casi frequenti».
Perché si verifica la dissecazione?
«L’aorta cede proprio quando la pressione del sangue raggiunge livelli molto alti. Per questo bisogna mantenere una pressione bassa nel malato: sia per evitare recidive che per limitare i danni del primo episodio».