Zinni: «C’è una relazione speciale ma Parigi non scalzerà Londra»
WASHINGTON Anthony Zinni, 74 anni, ex generale dei marines, è stato inviato speciale per il Medio Oriente con George W. Bush tra il 2001 e il 2003 e a lungo comandante generale delle Forze armate. Poi si è allontanato da Bush e nel 2008 è stato tra i candidati alla vicepresidenza con Barack Obama. Ha scritto quattro libri di politica internazionale, tra i quali il best-seller Battaglia per la pace, uscito nel 2006.
Macron si è presentato a Washington con un’agenda molto ambiziosa, ma soprattutto con l’idea di poter diventare l’interlocutore europeo numero uno di Trump. È così?
«Chiaramente tra i due si è formata un’ottima relazione personale. Certo, ho anch’io l’impressione che il rapporto tra Macron e Trump possa portare la Francia ad avere una maggiore influenza sugli Stati Uniti. In prospettiva a costruire un’altra relazione speciale, però senza rimpiazzare quella che esiste tra Washington e Londra».
Ma in questo momento sarebbe immaginabile una «Cena di Stato» con la premier britannica Theresa May?
«Beh, forse potrà accadere, prima o poi. Ogni presidente americano ha avuto una relazione speciale con alcuni leader. È una questione di affinità personali. Questo non significa, però, che il presidente voglia penalizzare le relazioni con altri Paesi. E poi Trump ha accolto in modo caloroso anche altri ospiti, come il premier giapponese o il presidente cinese. Dovremo capire allora se vale più una cena a Mar-a-lago o una alla Casa Bianca».
Pensa che Macron abbia convinto Trump sull’iran? Il presidente francese vuole sostituire l’accordo sul nucleare con un’intesa più ampia, dai missili balistici alla Siria.
«Credo che Macron abbia la possibilità di spingere Trump per lo meno a rifletterci. Il presidente francese è stato abile a riconoscere che l’accordo sull’iran è pieno di difetti e va migliorato. Su questo punto c’è un largo consenso negli Stati Uniti: anche chi era a favore ora appare deluso. E, in ogni caso, questa è la premessa indispensabile per avviare il dialogo con Trump. Inoltre Macron ha fatto bene ad allargare il quadro, inserendo il problema dei sistemi missilistici iraniani, la crisi siriana e la stabilità nell’intera regione. Non so se il presidente Macron abbia una qualche informazione riservata sull’orientamento del vertice iraniano.
Ma potrebbe essere e in questo caso la sua proposta sarebbe un messaggio in qualche modo già testato a Teheran».
Siria, Macron chiede a Trump di non ritirare i duemila militari Usa dislocati nel Nordest del Paese…
«D’accordo però Macron avrebbe dovuto spiegare meglio qual è la strategia sulla Siria. Chiede agli americani di restare: ma fino a quando? E, soprattutto, per fare che cosa? Per continuare a proteggere l’opposizione ad Assad? Mi è sembrato che su questi aspetti il leader francese abbia dato solo indicazioni generiche. Da tempo ciò che manca agli occidentali in quell’area è proprio una linea precisa, perché non sta funzionando nulla. Assad ha ripreso spazi e poteri, con l’appoggio degli Hezbollah, della Russia e dell’iran».