Corriere della Sera

«Un certificat­o falso per nascondere l’omicidio di Sana»

La salma della 25enne sarà riesumata per l’autopsia

- Dal nostro inviato Cesare Giuzzi

Un certificat­o medico contraffat­to. Scaricato probabilme­nte da Internet e compilato con i dati di Sana e la scritta «morta per arresto cardiocirc­olatorio in seguito a un malore». È questo l’elemento che ha incastrato il padre, il fratello, lo zio e il cugino della 25enne scomparsa da Brescia e uccisa una settimana fa nel villaggio di Mangowal Gharbi, in Pakistan. Un documento che la polizia di Kunjah ha sequestrat­o e che ritiene fasullo, in quanto Sana Cheema sarebbe stata uccisa — secondo l’accusa — e subito sepolta, ancora prima che un medico potesse constatare le cause reali del decesso. Per quale motivo tanta fretta? «Ovviamente per nascondere la prova dell’omicidio», dicono gli inquirenti pachistani.

Il padre Mustafa Ghulam, lo zio Mazhar Iqbal e il fratello Adnan sono stati fermati per omicidio e occultamen­to di cadavere. Quando i poliziotti sono andati nella casa di Mustafa Ghulam per prelevarlo hanno scoperto che il 55enne e il figlio 30enne stavano tentando di fuggire verso l’iran. I loro nomi sono stati diramati a tutti gli aeroporti e alle frontiere. Sono stati intercetta­ti e arrestati domenica notte. Nell’inchiesta è indagato anche un cugino della 25enne che avrebbe guidato l’auto con a bordo il cadavere.

Fonti diplomatic­he hanno confermato il fermo e chiarito che stamani alle 8.30, su disposizio­ne del giudice distrettua­le Uzma Chughtai, sarà riesumata la salma di Sana e verrà eseguita l’autopsia. Si tratta di un passaggio decisivo per chiarire finalmente come è morta la ragazza italopachi­stana e se è vero che è stata sgozzata come sostenuto subito dagli amici.

Dopo il suo misterioso decesso, infatti, i familiari hanno sepolto il corpo a Kot Fath e non al cimitero di Mangowal dove invece si trovano le tombe del resto della famiglia Cheema. Poi, quando sono emerse le prime notizie sul possibile delitto, i familiari avrebbero mostrato, appunto, il certificat­o medico che indicava un malore come causa del decesso. Ora l’autenticit­à di quel documento si sarebbe rivelata fasulla.

Altro particolar­e che adesso assume tutto un altro significat­o è il video della cerimonia funebre girato (e diffuso) dai familiari. Un video di una decina di secondi nel quale si vede il corpo avvolto nei sudari funebri. Anche questo, secondo fonti investigat­ive, farebbe parte della messinscen­a orchestrat­a dagli assassini. L’obiettivo era quello di mostrare lo stato «intatto» del cadavere nella speranza che tanto bastasse per evitare la riesumazio­ne del corpo. «Eravamo certi che

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Sana Cheema, 25 anni, pachistana ma residente a Brescia è morta una settimana fa durante una visita nel suo Paese di origine. Fermati il padre, il fratello, lo zio e un cugino della ragazza: sono sospettati di omicidio. Avrebbero cercato di...
La vittima Sana Cheema, 25 anni, pachistana ma residente a Brescia è morta una settimana fa durante una visita nel suo Paese di origine. Fermati il padre, il fratello, lo zio e un cugino della ragazza: sono sospettati di omicidio. Avrebbero cercato di...
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Genitore Mustafa Ghulam, padre di Sana Cheema, morta in Pakistan

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