Alfie respira anche senza le macchine I giudici: può andare a casa, non in Italia
Londra, la decisione dell’alta Corte. Le critiche a chi «alimenta false speranze»
La scheda
● Alfie Evans è nato nel maggio 2016, sette mesi dopo viene ricoverato per una malattia neurodegenerativa sconosciuta
● Come nel caso di Charlie Gard i medici hanno deciso che la ventilazione artificiale doveva essere sospesa
● Il bimbo è stato in grado di respirare da solo e ora l’alta Corte britannica chiede ai medici di valutare il ritorno a casa LONDRA «Lasciate tornare Alfie a casa»: il giudice Anthony Hayden, che si occupa del caso del bambino gravemente malato di Liverpool, ha chiesto ieri ai medici dell’ospedale di considerare la possibilità che i genitori riprendano con sé il piccolo.
La svolta è avvenuta nel corso di un’udienza convocata d’urgenza dopo che Alfie, al quale erano state staccate le macchine la sera di lunedì, ha continuato a respirare in maniera autonoma per molte ore, riaccendendo le speranze dei genitori. Il giudice ha però escluso che il bambino possa essere trasportato in Italia: i medici ritengono ancora che il viaggio sarebbe «sbagliato e dannoso» per il piccolo. E il magistrato dell’alta Corte ha anche criticato le persone vicine ai genitori accusandole di fornire «false speranze».
L’ospedale ha però subito frenato sull’ipotesi di trasferire Alfie a casa: «Ci vorranno almeno tre-cinque giorni per decidere. Comunque al momento è impossibile» per l’ostilità dei manifestanti che protestano davanti all’ospedale, ha fatto sapere il team che ha in cura il bambino. «Abbiamo sinceramente paura», ha poi detto uno dei medici. Una squadra di poliziotti in tenuta antisommossa ha presidiato l’aula del tribunale durante l’udienza, mentre altri agenti montano la guardia all’ospedale, dove continuano le proteste degli attivisti dell’«esercito di Alfie».
I genitori del piccolo erano tornati ieri a chiedere di poter portare il figlio a Roma, all’ospedale del Bambino Gesù, che è pronto ad accoglierlo. Lunedì sera il giudice aveva dato il via libera definitivo a staccare la spina: ma la resistenza in vita di Alfie ha stupito gli stessi dottori. Dopo che per diverse ore il piccolo ha continuato a respirare autonomamente, i medici hanno ripreso a idratarlo e a fornirgli ossigeno. Ieri la madre, Kate James, ha postato delle immagini del bambino fra le sue braccia: «Quanto è meraviglioso, quanto sembra bello», ha scritto nei commenti.
Per i genitori, è la prova che l’ospedale si era sbagliato. Ma i dottori continuano a ritenere che Alfie abbia subito danni cerebrali irreversibili e che una volta lasciato l’ospedale non potrebbe che sopravvivere per pochi giorni. Anche per questo non considerano che L’appello
Il piccolo Alfie Evans in una foto di uno dei gruppi social che chiedono di non staccare i macchinari sia nel suo interesse un trasferimento un Italia per proseguire cure ritenute futili.
All’apertura dell’udienza, l’avvocato dei genitori aveva detto che la richiesta di portare Alfie in Italia era basata «sulla comune umanità e sul senso comune». Ma il giudice lo aveva zittito, intimandogli di «attenersi alla legge» e aggiungendo: «Non ho bisogno che mi si ricordi che siamo di fronte a un essere umano. Lei non ha la superiorità morale in questa corte. È un terreno scivoloso».
Per i britannici, come era emerso già l’anno scorso nel caso di Charlie Gard, un bambino non è una «cosa» di cui i genitori possano disporre a piacimento: è titolare di diritti autonomi, applicabili anche tramite l’intervento della magistratura. E prevale il suo «miglior interesse», che può significare evitare sofferenze inutili e accanimento terapeutico. Per questo il giudice di Liverpool si è frapposto alla volontà dei genitori e continua a dare ascolto al parere dei medici.