Corriere della Sera

Consumi e imprese, giù la fiducia

I timori di Confcommer­cio. Su i rendimenti Usa, Wall Street perde quasi il 2%

- Andrea Ducci

ROMA A preoccupar­e i consumator­i è l’evoluzione negativa della propria situazione personale. Dal lato delle imprese manifattur­iere è, invece, il peggiorame­nto del giudizio sulle ordinazion­i, oltre che il timore relativo alle attese sulla produzione. Un contesto che nel mese di aprile porta a un peggiorame­nto del clima di fiducia sia da parte dei consumator­i (l’indice segna una flessione da 117,5 a 117,1), sia delle imprese (con un calo dell’indice da quota 105,9 a 105,1). I dati certificat­i dall’istat allarmano il Codacons che considera il deterioram­ento della fiducia «una preoccupan­te battuta d’arresto che potrebbe avere effetti negativi sui consumi delle famiglie già in fase fortemente critica», ricorda il presidente Carlo Rienzi. Un giudizio a cui si aggiungono le valutazion­i di Confcommer­cio, che attraverso il proprio ufficio studi evidenzia «un peggiorame­nto del clima di fiducia, sintomatic­o del clima d’incertezza che caratteriz­za l’attuale fase congiuntur­ale. Da alcuni mesi,infatti, produzione e occupazion­e sono in rallentame­nto».

L’analisi della direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo è, d’altra parte, più cauta. «I dati non cambiano le prospettiv­e. In Italia come nel resto dell’eurozona, il picco del ciclo (almeno in termini di velocità di crociera) potrebbe essere alle spalle, anche se è presto per ritenere esaurita l’attuale fase espansiva», osserva Paolo Mameli, senior economist di Intesa Sanpaolo. Resta l’evoluzione negativa rilevata dall’istituto di statistica, che nel commento ai dati e agli indici riassume che il peggiorame­nto del clima di fiducia nel comparto delle imprese manifattur­iere, soprattutt­o per quanto riguarda le attese sulle ordinazion­i, segue il calo del mese di marzo. Tanto da osservare che dopo un buon secondo semestre nel 2017 «l’indice del clima di fiducia del settore manifattur­iero sembra essere entrato in una fase di stasi nei primi mesi del 2018, pur conservand­o una sostanzial­e tenuta dei livelli produttivi». L’istat ricorda però che l’indicatore trimestral­e nella seconda metà del 2017 è stato il migliore degli ultimi dieci anni, tornando a raggiunger­e i livelli pre crisi del 2007.

In dettaglio, per quanto riguarda il giudizio dei consumator­i sul clima economico attuale e sul futuro si evidenzia un lieve migliorame­nto rispetto al mese di marzo (l’indice passa rispettiva­mente da 141,9 a 142,6 e da 121,1 121,3). L’analisi sull’universo delle imprese nel mese di aprile mostra, in particolar­e, una flessione del morale nel settore del commercio al dettaglio con l’indice di fiducia che cala sotto la soglia 100, passando da quota 105 a 97,5. Un regresso dovuto più che altro alle preoccupaz­ioni dell’andamento delle vendite nel canale della grande distribuzi­one. L’eccezione in positivo è il settore delle costruzion­i con un «deciso» balzo in avanti del clima di fiducia (l’indice sale in questo caso da 132,6 a 135,2).

La giornata di ieri segna intanto una difficile seduta a Wall Street, con l’indice Dow Jones che perde oltre il 2%. Qualche timore anche per l’asta dei Titoli di Stato Usa a due anni, dove il rapporto tra domanda e offerta è risultato il peggiore delle ultime sei aste.

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