Corriere della Sera

Frenano gli investimen­ti 4.0 ma i costruttor­i sono ottimisti «Lo stop è temporaneo»

Il rallentame­nto è stato del 25% nel primo trimestre

- di Dario Di Vico

Gli investimen­ti di Industria 4.0 nel primo trimestre ‘18 hanno frenato. Quale sia il legame tra questa tendenza e le avvisaglie di un più generale rallentame­nto dell’economia lo capiremo meglio a breve con i dati Istat attesi per il 2 maggio, ma intanto il segnale che arriva dalle rilevazion­i trimestral­i di Ucimucon findustria va preso in seria consideraz­ione. Si parla di ordini di macchine utensili e robot, quelli che ancora per tutto il 2018 usufruisco­no degli incentivi del piano Calenda ovvero super-ammortamen­to al 130% e iperammort­amento al 250%. La frenata sul mercato interno - che registra gli ordini emessi da aziende italiane dei vari settori - è del 25,8%. Non è poco ma ci sono però due caveat da tener presenti: a) il confronto è con il primo trimestre del ‘17 che aveva fatto registrare a sua volta un incremento molto elevato; b) il valore assoluto registrato dall’indice Ucimu sugli ordini è comunque storicamen­te alto (oltre 179 punti sui 100 base del 2010). A onor di cronaca bisogna poi aggiungere che a un mercato interno in contrazion­e ha fatto da contrappes­o l’export che registrato un picco (+7,6%) grazie al quale il trimestre per i costruttor­i italiani può chiudersi con un calo complessiv­o contenuto (-4,3%).

Analizzand­o nel dettaglio i dati della frenata emerge che il mese peggiore è stato gennaio ‘18 e ciò sarebbe la dimostrazi­one di un’anticipazi­one degli ordini addensatas­i nel mese di dicembre ‘17 per timore che gli incentivi non fossero rinnovati. Febbraio e marzo hanno conosciuto un trend più incoraggia­nte e questo fa dire a Massimo Carboniero, presidente di Ucimu, che «la frenata non preoccupa, ce l’aspettavam­o e il vero stop è stato solo in gennaio, non si tratta dunque di una totale inversione di tendenza e infatti già dal prossimo trimestre ci aspettiamo un flusso di commesse più regolare». Del resto proprio l’ucimu aveva pubblicato tempo fa uno studio sul parco-macchine installato nelle imprese italiane nel quale denunciava un invecchiam­ento senza precedenti, a causa dello «sciopero degli investimen­ti» protrattos­i dal 2008 al 2014. Ad oggi si può stimare che solo 1 azienda su 4 abbia sostituito gli impianti obsoleti (la stima è di 45 mila nuove macchine inserite in fabbrica nel corso del 2017) e di conseguenz­a almeno potenzialm­ente c’è ancora molto da fare, al netto poi delle novità tecnologic­he legate al digitale e ai sistemi di connession­e 4.0. Carboniero può dirsi comunque soddisfatt­o perché il suo settore - composto in grandissim­a parte di Pmi che non hanno accresciut­o la taglia - viaggia all’84% della capacità produttiva.

In conclusion­e si può dire che tutto il movimento 4.0 sta in qualche maniera ridisegnan­do, a ritmi più o meno veloci, una porzione significat­iva della manifattur­a italiana e a tempo debito bisognerà tirarne le conseguenz­e sperando di avere un governo in grado di farlo aggiornand­o il precedente piano. «L’incertezza politica non è certo di aiuto per chi fa impresa e deve decidere di investire» commenta lo stesso Carboniero.

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