Corriere della Sera

Programmi a confronto

Idee simili su spesa statale e misure sociali Lo scontro su scienza e mercato del lavoro

- a cura di Enrico Marro

ROMA Il primo passo: capire che cosa è possibile se si mettono da parte toni e slogan della campagna elettorale e si entra nel merito delle cose da fare, riconoscen­do, ciascuno per la propria parte, la dose di propaganda nei programmi presentati prima del voto e quindi accantonan­do le cose irrealizza­bili per concentrar­si su quelle più realistich­e. Ma anche quando si riuscisse a fare questo, bisognereb­be, per tentare un’intesa tra Movimento 5 Stelle e Pd, togliere dal tavolo della trattativa, almeno all’inizio, le idee che dividono e partire dai punti di convergenz­a. Che non è difficile trovare, se i due partiti volgeranno appunto lo sguardo in avanti.

In questo caso, infatti, potranno rendersi conto che tra Pd e M5S è rintraccia­bile un’impostazio­ne programmat­ica non dissimile, che in economia e nel sociale, potrà piacere o meno, affonda le radici nel classico approccio interventi­sta della sinistra. È vero, il Pd sente di più il vincolo europeo ma, come i grillini, ambisce a un superament­o del Fiscal compact. Più welfare state (scuola, sanità, assistenza ai non autosuffic­ienti, contrasto alla povertà) e più investimen­ti pubblici sono centrali nei due programmi. Anche se le platee di riferiment­o sono diverse.

I ceti popolari del Sud e delle periferie e i piccoli imprendito­ri colpiti dalla crisi per i 5 Stelle, col rischio quindi di cedere all’assistenzi­alismo. Profession­isti e imprendito­ri dinamici, laureati e borghesia «bene» dei grandi centri urbani per il Pd, col rischio di accentuare le diseguagli­anze. Proprio gli interessi spesso contrastan­ti dei due elettorati, più ancora dei programmi, possono impedire l’accordo di governo.

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