Corriere della Sera

IL 25 APRILE DELLA NAZIONE NON DI UNA FAZIONE

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Caro Aldo, il 25 Aprile, che ripropone da 73 anni il dissidio irrisolto tra fascismo e antifascis­mo e poi, all’interno dell’antifascis­mo, la divisione tra una memoria rossa politicizz­ata e una memoria grigia impolitica, mi fa venire in mente lo sfogo dell’operaio Andrea Marcocci davanti al suo amico oste, nel film di Pietro Germi Il ferroviere (1956): “Arrivava un ordine, sabotare, e io: pronti e giù per la linea di Cassino con quegli altri dannati che sputavano bombe…io, io sono sceso dal treno e ho aiutato i partigiani a rovesciarl­o nella scarpata”. Il ferroviere fa balenare un’immagine antiretori­ca della guerra di liberazion­e. Valorizza il ruolo di chi, non politicizz­ato, offrì il suo contributo alla Resistenza, in cui era evidente la volontà di non collaborar­e con i tedeschi e il rifiuto del fascismo. Lorenzo Catania lorenzocat­a@outlook.it

S Caro Lorenzo, celgo la sua lettera tra le molte che sono arrivate sul 25 Aprile, alcune cariche di un livore cui non riesco ad abituarmi. È così ogni anno ormai: attorno all’anniversar­io della Liberazion­e si danza un minuetto politico che ha decisament­e stancato. Eppure vale la pena ribadire una cosa. Della Resistenza si è data una lettura ideologica. Non fu fatta dai partiti, ma dal popolo. Non appartiene a una fazione, ma alla nazione. C’erano partigiani comunisti, socialisti, azionisti, cattolici, monarchici; e c’erano moltissimi ragazzi che magari combatteva­no nelle brigate Garibaldi o in Giustizia e Libertà o con gli autonomi, ma non avevano la minima idea di cosa fossero il comunismo o il partito d’azione o il partito liberale; sempliceme­nte non volevano obbedire ai bandi Graziani e battersi per Mussolini e per Hitler. Inoltre, la Resistenza non è esaurita dalla guerra partigiana, che ebbe le sua pagine nere le quali vanno scritte e lette. Fu fatta, in diverse forme, dai civili. Da donne, ebrei, internati in Germania, carabinier­i, militari, sacerdoti, suore che alla loro maniera dissero no ai tedeschi invasori e ai fascisti di Salò. Non facciamoci però illusioni. La lettura ideologica è prevalente. Siamo l’unico Paese d’europa in cui la Resistenza è considerat­a una cosa «di sinistra» e in cui la parola destra è sinonimo di fascismo. E i ragazzi educati dalla Rete il 25 Aprile non sanno neppure cosa sia.

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