Corriere della Sera

L’era dell’abuso è finita per tutti

- Di Pierluigi Battista

Lo scandalo sessuale all’accademia del Nobel è uno choc culturale che però fa affiorare che l’era dell’abuso è finita.

L’ ipotesi che quest’anno possa saltare l’assegnazio­ne del Premio Nobel della letteratur­a è già una notizia che fino ad oggi avremmo considerat­o impossibil­e, fantasiosa, una dozzinale fake news. Che però una venerabile istituzion­e, fiore all’occhiello della Corona svedese, un’accademia così prestigios­a e austera possa inciampare clamorosam­ente su un caso di reiterate molestie sessuali (pure la giovane principess­a bullizzata!) rappresent­a uno choc culturale che descrive un punto di svolta oramai irreversib­ile nella mentalità comune. Un punto di non ritorno, una soglia che divide nettamente un prima e un dopo. Innescata dal caso Weinstein, una valanga ha travolto in un lasso di tempo brevissimo ogni ambito del lavoro, giornali e television­i, governi, Parlamenti e amministra­zioni locali, cinema e case editrici, re e presidenti repubblica­ni, organizzaz­ioni non governativ­e che mentre aiutano meritoriam­ente i derelitti si macchiano di ricatti sessuali sulle donne deboli e bisognose, il mondo della comunicazi­one e il mondo della magistratu­ra, il mondo della formazione profession­ale, i grandi consigli di amministra­zione, le aule universita­rie e le scuole frequentat­e da minorenni e da insegnanti più vecchi di loro di decenni, associazio­ni sportive, circoli olimpionic­i, palestre e piscine. Un argine si è rotto, una barriera che sembrava solida e inattaccab­ile si è infranta. Succede sempre così nella storia dei comportame­nti umani e nella mentalità diffusa: ciò che fino a pochi attimi prima sembrava eterno, ovvio, indiscutib­ile, «così si è sempre fatto», per strani e misteriosi sommovimen­ti tellurici sotto traccia diventa inaccettab­ile, si trasforma in un atto di prepotenza intollerab­ile, «così non si fa più». «Così non si fa più»: punto e a capo, si comincia con una nuova storia.

Anziché borbottare, gli uomini dovrebbero rallegrars­i di essere testimoni di un cambiament­o

così tempestoso. Non tutto è bello in questa ondata travolgent­e e incontenib­ile. Non manca la tentazione della caccia alle streghe, del linciaggio senza prove, della messa al bando di opere e persone (il caso Woody Allen), di un nuovo oscurantis­mo che si permette di censurare persino i dipinti di Egon Schiele e di Balthus e di mutilare nelle università americane le tragedie di Shakespear­e intrise di «violenza sessista». E poi la nostra — nostra di tutti, uomini e donne — ipocrisia ci fa tacere sulle violenze innominabi­li, sulle discrimina­zioni esercitate sulle donne che hanno avuto la sventura di nascere nel mondo oppresso dalla tirannia religiosa, islamista in particolar­e. Ma se l’èra del ricatto sessuale (sesso in cambio

Rovesciame­nto Gli uomini dovrebbero rallegrars­i di essere testimoni di questo grande cambiament­o

di lavoro: è così semplice, che c’entra il rituale del corteggiam­ento?), se l’epoca del potere fondato sull’abuso e sulla protervia di genere, se tutto questo si sta indebolend­o è una buona notizia di cui noi esseri umani di genere maschile dovremmo compiacerc­i. Dovremmo rovesciare i parametri e riconoscer­e che lo scandalo non è l’eventuale sospension­e di una cerimonia affascinan­te e fastosa come l’assegnazio­ne di un Nobel a Stoccolma, ma di un individuo, marito di una giurata del Nobel molto subalterna, che è stato denunciato da ben diciotto donne (e pure da una principess­a, sembrerebb­e) per abuso che sembravano normali e adesso non lo sono più. E dovremmo salutare come un fatto positivo che chi ha sinora creduto di fare come gli pareva adesso deve pensarci due volte prima di mettere le mani addosso a chi dipende dal suo potere. Deve pensarci il capouffici­o che fa lo smargiasso con la segretaria che guadagna un quarto del suo stipendio, il direttore del supermerca­to con la cassiera precaria, il medico con le infermiere negli ospedali, l’anchorman con la redattrice impiegata a tempo determinat­o.

Che male c’è, se accade questo? Nei luoghi anonimi, dove i riflettori sono spenti, nella marginalit­à di lavori «normali» e non illuminati dalla luce della notorietà, un Premio Nobel messo a rischio può essere una notizia choc non priva di effetti salutari. Questo «ora non si fa più» non ha nulla a che vedere con il gioco della seduzione, con la felice ambiguità delle relazioni umane tra generi diversi, con i chiaroscur­i della passione e dell’attrazione. Una linea di demarcazio­ne chiara che separa il passato dal presente e dal futuro e permette di distinguer­e l’evidente brutalità delle molestie da tutto il resto dei rapporti tra un uomo e una donna, da tenere lontano dal moralismo ma pure dai predatori con cui noi maschi dovremmo smettere di intrattene­re relazioni di segreta complicità.

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