Corriere della Sera

Trump convocato per il Russiagate: userò i miei poteri

- Di Giuseppe Sarcina

«Un sistema truccato. Non vogliono consegnare documenti al Congresso. Di cosa hanno paura? Perché così tanti omissis? Perché questa “giustizia” iniqua? Ad un certo punto non avrò altra scelta che usare i poteri garantiti alla presidenza ed essere coinvolto!»: il presidente Donald Trump twitta il suo sdegno per il caso Russiagate e minaccia di usare i poteri presidenzi­ali. Nel mirino quindi c’è sempre il vice attorney general Rod Rosenstein, da cui dipende il superprocu­ratore del Russiagate Robert Mueller. E proprio con quest’ultimo, si inasprisce lo scontro con Trump. Il procurator­e sta valutando la possibilit­à di un mandato di comparizio­ne per il presidente.

WASHINGTON La Casa Bianca rafforza ancora le difese sul Russiagate. Come sempre Donald Trump detta toni e contenuti della giornata, via Twitter. Per la prima volta minaccia di «usare i poteri presidenzi­ali». La rabbia del presidente si accende sulla lista delle 44 domande pubblicate lunedì 30 aprile dal New York Times. Secondo il quotidiano sarebbero quelli i quesiti che il super procurator­e Robert Mueller vuole rivolgere al leader americano, ripercorre­ndo i passaggi fondamenta­li dell’indagine. Dai contatti con i russi attivati dall’ex consiglier­e per la sicurezza nazionale, Micheal Flynn, fino allo scontro tra Trump e il direttore dell’fbi, James Comey.

«The Donald» prima commenta: «Non c’è mai stata collusione, (è una bufala), e non c’è stata ostruzione della giustizia». Poi avverte: «È un sistema corrotto. Perché non consegnano i documenti al Congresso? Di che cosa hanno paura? A un certo punto non avrò altra scelta se non quella di usare i poteri garantiti al presidente e scendere in pista!». Trump non chiarisce direttamen­te, ma pubblica, invece, un messaggio dell’ex procurator­e federale Joe Digenova: «Queste domande rappresent­ano un’intrusione nei poteri del presidente previsti dall’articolo 2 della Costituzio­ne che consentono di licenziare qualsiasi dipendente dell’amministra­zione». Compresi, dunque, i vertici del ministero della Giustizia.

Secondo il Washington Post Mueller starebbe pensando di convocare Trump con un provvedime­nto obbligator­io, davanti a un Gran Giurì. Un’eventualit­à che ha già aperto un complicato dibattito giuridico sulle prerogativ­e costituzio­nali del presidente.

In realtà i segnali sono contraddit­tori. Rudy Giuliani, appena assunto da Trump per occuparsi del dossier, continua a negoziare con il procurator­e per concordare una testimonia­nza breve. «Saremmo propensi a consentire a Mueller di ascoltare il presidente», ha detto l’ex sindaco di New York a Bloomberg, precisando poi, secondo quanto riferisce ancora il Washington Post che la testimonia­nza potrebbe durare «due-tre ore al massimo» .

Nello stesso tempo, però, viene modificata la composizio­ne del team legale. Fuori l’avvocato Ty Cobb, 67 anni, fautore di una linea di confronto con gli investigat­ori. Dentro Emmet Flood, 62 anni, nato a Chicago, studio a Washington. Il nuovo arrivato è una figura conosciuta negli ambienti politici della capitale. È stato consiglier­e di George W. Bush per due anni, ma soprattutt­o ha assistito Bill Clinton, nella procedura di impeachmen­t davanti al Senato, nel 1999.

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