Corriere della Sera

Roma, impresa sfiorata Non bastano 4 gol

Non riesce l’impresa, in finale ci vanno gli inglesi che sfideranno il Real Batte il Liverpool ma la sua corsa si ferma qui Rimonta due volte, negati due rigori evidenti

- di Agresti, Bocci, Frignani, Sconcerti, Valdiserri alle

Il fulmine non cade mai due volte nello stesso posto. La Roma esce con una prova coraggiosi­ssima, infliggend­o al Liverpool la prima sconfitta di questa Champions, ma non ripete il miracolo dei quarti e alla finale di Kiev, il 26 maggio contro il Real Madrid, ci vanno i Reds. Con merito per il gioco, tra andata e ritorno, ma anche con una grossa mano dell’arbitro Skomina e dei suoi assistenti, che non vedono due clamorosi rigori nel secondo tempo (non c’era l’offside di Dzeko, Arnold «para» un tiro di El Shaarawy) quando gli inglesi avevano abbassato il ritmo, come all’andata, pensando che la gara fosse già finita. La Roma non è stata eliminata dall’arbitro, che ha sbagliato anche sul rigore dato al 48’ s.t., ma viste le due semifinali si capisce perché le grandi storiche non vogliono la Var in Champions. Così il calcio perde credibilit­à.

Troppo pesante il 2-5 dell’andata, ad Anfield. Troppi gli errori anche ieri sera, in quella che doveva essere la partita perfetta. I due gol del Liverpool nel primo tempo sono stati regalati, anche se è corretto dire che il primo della Roma è arrivato con un autogol fantozzian­o. L’epilogo non toglie nulla allo straordina­rio percorso del gruppo di Eusebio Di Francesco, a cui ieri è mancata un po’ di fortuna e un po’ di furbizia. Alla società restano 95 milioni di euro tra premi Uefa e biglietti venduti (ieri record assoluto di incasso per una partita giocata in Italia: 5.545.187 euro), alla squadra un’esperienza straordina­ria ai massimi livelli. Il prossimo step è non fermarsi al «grazie lo stesso», ma passare al «ci rivediamo l’anno prossimo».

Contro il Barcellona, la Roma aveva trovato il gol subito: al 6’, con Dzeko. Contro il Liverpool succede il contrario. Nainggolan perde male palla a centrocamp­o e si scatena la staffetta dei velocisti. Firmino serve Mané, che batte Alisson. È il 9’ e il Liverpool ha già fatto quello che serviva. È il primo gol subìto dalla Roma all’olimpico in tutta la Champions, ma è anche il diciannove­simo segnato dal Liverpool in trasferta.

Lovren centra Milner con un rinvio e il rimpallo si trasforma in autogol (15’). La de-

bolezza del Liverpool è la difesa, ma l’attacco rimedia sempre. Dzeko non riesce a liberare l’area, caricato da Van Dijk, e fornisce un assist involontar­io a Wijnaldum che non sbaglia.

La ripresa della Roma merita l’ovazione finale. Di Francesco rischia tutto con il 4-2-3-1, Dzeko segna il suo ottavo gol e guida l’attacco che cresce di intensità. I gol di Nainggolan arrivano troppo tardi. Non c’è tempo per provare nemmeno l’ultimo assalto, ma solo chi non gioca mai a certi livelli non perde. Per ritornare nell’europa che conta restano tre partite di campionato: Cagliari, Juve e Sassuolo. È questo il pane quotidiano, la Champions è stato un meraviglio­so dolce da mangiare tutti insieme e sentirsi lo stesso, per una notte, cuore della città.

Skomina male

Sotto accusa la direzione di Skomina: Arnold para addirittur­a un tiro di El Shaarawy

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(Reuters) Delusione Applausi per i gialloross­i malgrado l’eliminazio­ne

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