Il leghista ci riprova: ultima offerta a Luigi, partiamo dall’europa
La giornata sembra debba finire a querele. Poi, a sera ben inoltrata, Matteo Salvini allenta la tensione: «Ma no, non querelerò Luigi Di Maio... Non oggi. Ma da domani, chiunque si permetta di fare illazioni senza senso sulla Lega, chi parla di prestiti, ricatti e quant’altro, può invece contarci. Incluso Di Maio». In realtà il segretario leghista è sempre stato misurato nei confronti dei 5 Stelle. Anche quando il rapporto con loro era là da venire, Salvini ha sempre avuto la mano leggera: «Ho chiesto tante volte a Grillo di incontrarci, ma lui non ha mai ritenuto». Poi, dal giorno dopo le Politiche, il rapporto a distanza con Di Maio è divenuto rapporto diretto. Con l’elezione dei presidenti delle Camere come culmine e reciproci riconoscimenti di «affidabilità». Fino allo scambio di ieri, il punto più basso dei rapporti dal 4 marzo a oggi.
Però, anche se il ticchettio dell’orologio della crisi va facendosi pressante, Salvini non vuole rinunciare a «un estrema possibilità di dialogo: ma è l’ultima offerta che faccio a Di Maio. L’europa ha preparato un’agenda da paura per i prossimi sette anni, con tagli all'agricoltura, alla pesca e ai Comuni. Io voglio un governo che governi, non una pappa cucinata altrove». Salvini ci crede o è solo tattica? Per usare le parole di Giovanni Toti che ieri ha pranzato con il segretario leghista durante il suo tour elettorale in Liguria, «Salvini è onestamente disponibile a provare a costruire un governo, con lui stesso come incaricato. Ma è anche conscio delle difficoltà».
Salvini la mette così: «Se il presidente Mattarella ci chiama, noi non ci tireremo indietro. Se però non dovesse funzionare, resterebbero soltanto le elezioni». Con un’aggiunta: «Se il capo dello Stato dovesse scegliere in modo diverso, penso che il nome dovrebbe comunque spettare alla coalizione che ha preso più voti». Il che vale «per un governo provvisorio
A pranzo con Toti Il governatore ligure ieri ha pranzato con lui: Salvini vuole governare ma sa che è difficile
o non provvisorio». La nuova apertura ai 5 Stelle, insieme al rispettoso messaggio al presidente, serve a Salvini per evitare quel che vede come il fumo negli occhi. Il segretario leghista non vuole passare per quello i cui irrigidimenti hanno impedito la formazione del governo. Nella consapevolezza che votare contro a un governo del presidente significherebbe essere indicato tra i corresponsabili che si gingillano mentre in agenda ci sono questioni come le clausole di salvaguardia, l’alitalia o l’ilva.