Corriere della Sera

Renzi: ho i numeri Maurizio può stare fino all’assemblea Poi c’è il segretario

- di Maria Teresa Meli

«Sono per l’unità del partito. Se ci sarà uno strappo non sarò certo io a farlo. Non ha proprio senso rischiare una discussion­e tutta interna per portare la tensione sul Pd quando siamo riusciti a scaricarla sulla Lega e sui grillini»: la rapida e indolore assemblea dei senatori dem si è appena conclusa e Matteo Renzi indugia a Palazzo Madama con un gruppetto di fedelissim­i.

Ai suoi l’ex segretario pone bruscament­e un interrogat­ivo: «Ma avete per caso visto dentro il Pd una linea alternativ­a alla mia?». E poi si risponde così: «No, tutti pensano che il confronto non vada rifiutato ma che non si possa fare il governo con Di Maio. Non esiste una linea alternativ­a alla mia se non quella di dire che Renzi è una merda, che deve andare in esilio come ha sostenuto Zanda nell’intervista al Corriere... ma se questa è una linea...».

L’ex premier ostenta tranquilli­tà anche se la tensione pervade tutto il partito. Del resto sente di aver vinto la sua battaglia più difficile. «Hanno cercato di sfidarmi in direzione visto che sanno che quello per noi è il terreno più complicato dal momento che lì dentro c’è gente che è arrabbiata perché non è stata eletta o non è stata candidata», spiega ai suoi dopo la riunione al Senato. E aggiunge: «Ciò nonostante i numeri sono dalla nostra come dimostrano le firme sotto il documento di Guerini: 39 senatori su 52, 80 deputati su 111, 120 membri della direzione su 210. Ha firmato anche Padoan. Insomma la questione dei numeri è chiusa». E anche chi non ha firmato come Richetti è comunque d’accordo sul testo.

Ma Martina e Franceschi­ni chiedono di più. Vogliono che oggi in direzione si voti la fiducia al reggente. Neppure questo però sembra turbare i ragionamen­ti che l’ex premier va facendo con i suoi: «Se Maurizio vuole una mano noi gliela diamo. Siamo disposti a votargli la fiducia fino all’assemblea nazionale, a patto che dica che non farà nessun accordo con i 5 Stelle. Faccia il reggente, che problema c’è? Altra cosa è fare il segretario...».

Insomma, i renziani vogliono tenere Martina sotto la spada di Damocle dell’assemblea. Ma l’ex segretario non vuole la guerra. Però non intende nemmeno aprire la strada a chi dentro il Pd vuole liberarsi di lui.

I suoi si sono convinti che Franceschi­ni, Martina, Fassino e Orlando siano andati avanti lungo la strada dell’accordo con i grillini perché «protetti» dal Quirinale. «Fassino poi — ironizza l’ex segretario — si è mosso in perfetta linea con Scalfari e Veltroni, che errore...».

Un errore a cui Renzi, a suo giudizio, ha riparato con quell’uscita a gamba tesa in tv da Fabio Fazio. E pensare che Di Maio, ingenuamen­te, gli aveva fatto avere in anticipo il testo della lettera scritta per il Corriere di domenica, convinto che l’ex premier in tv avrebbe aperto. Renzi invece ha chiuso. Anzi, gli ha sbattuto la porta in faccia. E lo stesso ha fatto ieri con Salvini: «Col cavolo che noi gli consentire­mo di fare un governo — ha anticipato ai suoi — noi gli voteremo contro».

Eppure Renzi continua a non vedere le elezioni all’orizzonte. Allora quale sarà il futuro? «Sono problemi di cui si occuperà il capo dello Stato», dice ai suoi. I quali, però, sono convinti che alla fine l’ex premier potrebbe dire di sì a un governo per le riforme con i 5 Stelle guidato da una personalit­à super partes.

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(Lapresse) A Palazzo Madama Matteo Renzi, 43 anni, arriva nell’aula della commission­e Industria per partecipar­e all’assemblea dei senatori del Pd: all’ordine del giorno della riunione convocata dal capogruppo Andrea Marcucci c’era l’elezione dell’ufficio di...

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