E tra i Millennial vince il no al Movimento
«Se facciamo il governo col Movimento Cinquestelle, il Pd si estinguerà». Ma c’è chi va controcorrente: «Dobbiamo dialogare per fare il bene del Paese e svecchiare anche il nostro partito». Diciannove ragazzi tra i 20 e i 30 anni: nel maggio 2017 Matteo Renzi li nominò membri della direzione pd in rappresentanza dei cosiddetti Millennial. Il massimo organo dirigente del partito si riunirà oggi per mettere ai voti la possibilità di un accordo di governo tra dem e 5 Stelle. L’ex segretario Renzi, di fatto, ha chiuso i giochi con la sua intervista di domenica in tv, ma nel partito continua la bufera. Il segretario reggente Maurizio Martina è finito con le spalle al muro assieme agli altri trattativisti del partito come Dario Franceschini e Andrea Orlando. Tra i 214 membri della direzione ci sono 107 fedelissimi renziani; a Martina farebbero riferimento in 19, a Orlando in 23, a Michele Emiliano in 13 e altri 23 a Dario Franceschini, più i restanti, il cui posizionamento non è ben definito. Proprio in questo quadro, il voto dei «Millennial» potrebbe essere decisivo per determinare il peso della vittoria di Renzi ai punti. Ma anche tra i giovanissimi c’è qualche spaccatura: «Scomparirebbe l’unica forza di sinistra moderata nel Paese», dice Marco Pierini, 22 anni e supporter renziano appena tornato dall’erasmus a Berlino, consigliere comunale a Montespertoli (Firenze). «Incontriamoli, ma tanto non sono affidabili», aggiunge Gessica Laloni, 22 anni e dirigente del Partito democratico di Perugia. Gaia Romani, 22 anni, studentessa di giurisprudenza, dice invece che «esprimere l’opinione del singolo, senza prima un confronto con il gruppo» sia in realtà «il motivo principale per cui il Partito democratico si trova nella situazione in cui è adesso». Veronica Felaco, 29 anni, assistente sociale va invece controcorrente: «Dobbiamo fare tesoro dei nostri errore e tornare a farci volere bene — dice —. Per questo il Pd deve rimanere unito: dialogando con il Movimento Cinquestelle svecchieremmo anche le nostre posizioni».