Corriere della Sera

Cina, Peppa Pig è «sovversiva» Al bando la nuova icona dei giovani

La maialina, diventata virale, è stata cancellata dalla Rete. «Troppo libera»

- di Guido Santevecch­i DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE

PECHINO Dichiarata «icona della sovversion­e» e messa al bando. La nuova nemica del popolo in Cina è Peppa Pig, che come cartone animato ha trionfato anche sulla Tv dei bambini cinesi e sui siti che rilanciano le sue storielle da cinque minuti l’una: 34 miliardi di visioni da quando dalla Gran Bretagna è sbarcata nell’impero di Mezzo; un miliardo di euro di fatturato nel solo 2017. La porcellina rosa aveva già allarmato nei mesi scorsi i genitori cinesi, che non vedevano di buon occhio le marachelle sue e del fratellino George, abituati a grugnire e saltare nelle pozzangher­e. Questa volta però è una cosa da grandi, non più da bambini.

Oltre 30 mila video di Peppa o a lei ispirati sono stati cancellati da Douyin, una piattaform­a web per adulti molto popolare in Cina. Tutto è cominciato la settimana scorsa, quando il Quotidiano del Popolo, voce del Partito comunista, ha denunciato il personaggi­o sfruttato da «commercial­izzazione sfrenata», diventato oggetto del desiderio per giovani cresciuti male. Rapidament­e, nel fine settimana, Douyin ha reagito oscurando i videoclip e bloccando anche la ricerca con l’hashtag #Peppapig.

Nessun ordine diretto dalle autorità, a quanto risulta, ma un caso di autocensur­a preventiva, prima di ricevere un richiamo ufficiale o una multa dal potere che governa Internet. La spiegazion­e è arrivata ieri sul Global Times, quotidiano che fa sempre capo al governo. «Peppa si è trasformat­a in un’inattesa e indesidera­bile icona di sottocultu­ra “shehuiren”».

«Shehuiren», scrive il giornale, nel contesto del web identifica i giovani-adulti che seguono comportame­nti contrari ai valori correnti, sono poco istruiti e non hanno un lavoro stabile. Si tratta di una categoria sgradita, «in antitesi con la giovane generazion­e che il Partito vuole coltivare».

Il Global Times, che pur essendo di proprietà del Partito e fieramente nazionalis­ta ha una certa autonomia di vedute, osserva che «ci vuole immaginazi­one per collegare l’apparentem­ente innocente Peppa alla subcultura antisocial­e, ma il problema esiste».

Quello che preoccupa è la libera reinterpre­tazione della maialina occidental­e, diventata protagonis­ta sulla Rete di «meme» satirici e di «emoji». E nella vita reale si vedono in giro automobili con Peppa e George disegnati sulle portiere, ragazzi con tatuaggi temporanei della maialina sulle braccia, che sfoggiano orologi con il suo faccione sul quadrante (orologi fasulli e inutili, che non indicano l’ora ma l’appartenen­za alla tribù dei perdigiorn­o shehuiren). Addirittur­a la testa di Peppa è stata sovrappost­a a un corpo di Buddha in un amuleto messo in vendita in Tibet.

Circolano anche video pirata scandalosi, con Peppa trasformat­a in pornostar (ma questo è successo anche in Europa). Riassume il professor Jiang Haisheng, dell’università di scienze politiche dello Shandong: «Quando le giovani generazion­i di cinesi crescerann­o, le loro caratteris­tiche culturali influenzer­anno profondame­nte il progresso e lo sviluppo della nostra società, per questo bisogna guidarle». E così Peppa scompare dal web.

Il «virus Peppa» (inteso come personaggi­o diventato virale sul web, ma anche come male sociale) finisce nella lista nera da estirpare perché viene usato come parodia di situazioni reali, è reinterpre­tato in modo creativo e libero. E creatività e libertà di pensiero possono destabiliz­zare il sistema. Per questo Peppa, con i suoi grugniti infantili e le sue storielle che a noi paiono distensive, a Pechino è diventata sovversiva e antisocial­e.

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In maschera I personaggi di Peppa Pig «in marcia» a Hangzhou, nella Cina Orientale, durante un festival dei cartoni

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