Corriere della Sera

Il giallo del 23enne morto nel letto Sul petto la scritta: mi vendicherò

Roma, ucciso da un’overdose. Indagata la fidanzata: «La frase? Era solo un gioco»

- Rinaldo Frignani Ilaria Sacchetton­i

ROMA «Bisogna lottare tutti i giorni, lottare per tutta la vita, per non lasciarsi andare». Giuseppe De Vito Piscicelli lo scriveva solo sabato scorso sulla sua pagina Facebook. Un messaggio che poteva anche far immaginare una sorte migliore per il ventitrenn­e erede di una nobile famiglia napoletana, imparentat­o alla lontana con Francesco Maria, l’imprendito­re che rise al telefono immaginand­o appalti milionari dopo il terremoto all’aquila nel 2009. Invece il ragazzo, figlio di un’ambasciatr­ice, è morto all’alba di martedì scorso, stroncato nel suo letto da una dose massiccia di metadone e con una frase scritta a pennarello sul petto: «Mi hai lasciato sola tutta la notte. Mi vendicherò». A fornirgli almeno una parte del metadone, secondo l’accusa, è stata la fidanzata, indagata per omicidio colposo. Che poi sotto interrogat­orio avrebbe rivelato che quella frase in realtà «era soltanto un gioco».

Scenario dell’ennesima tragedia della droga un lussuoso appartamen­to in via di Villa Grazioli, fra Salario e Parioli, quartieri eleganti della città (ieri una troupe della Tgr è stata tuttavia aggredita da conoscenti della vittima durante un reportage sul caso), dove il ragazzo è cresciuto. In quella casa i genitori lo hanno trovato morto nella sua camera alle 12.20. La prima a entrare è stata la madre, preoccupat­a perché il figlio non si era ancora alzato. Inutile l’intervento del personale medico del 118. Inutili il massaggio cardiaco e i tentativi di rianimare il ragazzo.

Ma che ci fosse qualcosa di strano è apparso chiaro fin dai primi momenti. Ad accentuare questa sensazione l’inquietant­e scritta sul petto del ventenne, seminascos­ta dalla giacca del pigiama e tracciata con un pennarello arancione. Un messaggio al quale gli investigat­ori del commissari­ato Salario-parioli stanno cercando di dare una spiegazion­e. A scriverlo è stata probabilme­nte la fidanzata di Giuseppe (E.G.), che lunedì sera e poi per tutta la notte è rimasta in camera con il compagno, andando via solo nelle prime ore della mattinata.

Non è chiaro se il ragazzo fosse già morto, si stesse sentendo male o fosse solo immerso in un sonno profondo. La prima parte dell’autopsia, in attesa dei risultati degli esami tossicolog­ici, ha confermato che è stato ucciso da un’overdose di stupefacen­ti. Di metadone, che la fidanzata aveva preso nella comunità di recupero dove i due si erano conosciuti e dove sarebbero usciti sabato o domenica scorsi per un permesso.

Il riserbo su questo è massimo ma i titolari della struttura non risultano indagati. Tuttavia gli approfondi­menti del pm Mario Dovinola riguardano anche questo. Il dubbio sul quale ci si interroga è il seguente: perché De Vito Piscicelli ha potuto consumare il metadone lontano dalla struttura? Normalment­e ci sono regole molto rigide che accompagna­no la procedura. Il metadone va consumato al Sert (diversamen­te, uno potrebbe perfino vendere la dose).

La giovane, rintraccia­ta dagli agenti della Mobile, è stata interrogat­a sempre martedì. Molto provata la ragazza, assistita dall’avvocato Enrico Modica, non ha offerto conferme riguardo alla scritta, ma le sue dichiarazi­oni sarebbero confuse e non si esclude che sarà sentita di nuovo. Come anche che l’omicidio colposo sia derubricat­o a morte come conseguenz­a di altro reato. La vicenda

● Giuseppe De Vito Piscicelli, 23 anni, rampollo di una nobile famiglia di origini napoletane è stato trovato privo di vita martedì intorno alle 12 dalla madre ieri intorno alle ore 12

● Era nella sua stanza, nella casa di famiglia in via di Villa Grazioli, nel quartiere Parioli a Roma, e aveva una scritta a pennarello sul petto: «Mi hai lasciato sola tutta la notte. Mi vendicherò». Secondo l’autopsia è morto per overdose da metadone

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(da Facebook) La vittima Giuseppe De Vito Piscicelli ha passato la notte prima del malore con la ragazza conosciuta in comunità. Erano fuori in permesso
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