In Laguna la rosa del deserto di Pomodoro
Il
Tutto è iniziato, per il Disco in forma di rosa del deserto n.1 di Arnaldo Pomodoro da ieri entrato ufficialmente a far parte della collezione di arte contemporanea della Venice international university di Venezia (Viu), dal deserto. Anche se poi, quest’opera monumentale dell’artista emiliano (Morciano di Romagna, 1926) da tempo trapiantato a Milano, l’unica attualmente in Laguna, avrà di fronte l’acqua, piuttosto che la sabbia, trasformandosi, sull’isola di San Servolo, in una sorta di faro per i naviganti, un faro di oltre tre metri di diametro in fiberglass realizzato nel 1993.
Nel caso del Disco in forma di rosa del deserto la suggestione è arrivata, dunque, dalle formazioni minerali di cristalli di gesso, che emergono misteriosamente dalle sabbie desertiche dell’africa e che Pomodoro ha voluto raccontare (o forse sarebbe quasi meglio dire cristallizzare) con le loro spaccature, le loro ferite, i loro rilievi, i loro contrasti, gli «scavi» della loro materia. «L’uomo e la sua storia, la natura e il corso degli eventi — ha più volte spiegato l’artista — sono tra le mie fonti principali di ispirazione, perché per me l’opera è sempre in relazione ad ambienti, a contesti concreti che ho visto, visitato e conosciuto. Così come alcune mie sculture che si vogliono richiamare alla natura non sono collegate a un’idea essenzializzata e astratta della natura, ma piuttosto alla concretezza del paesaggio e dell’ambiente che ci circonda».
Il Disco è stato concesso in comodato d’uso dalla Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano, quella stessa Fondazione che ha da tempo intrapreso e che continua a promuovere con estrema determinazione un’azione di prestito con enti e istituzioni pubbliche e private, cercando di mettere in relazione le opere dell’artista con lo spazio in cui vengono collocate: «facendole dialogare con esso, trasformandolo, fino a farlo diventare testimonianza del proprio tempo e arricchendo di ulteriori stratificazioni la memoria di quel luogo».
Assente l’artista, è toccato all’ambasciatore Umberto Vattani, presidente della Viu e successore di Carlo Azeglio Ciampi, che la fondò venticinque anni fa, sottolineare, insieme al sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro e al presidente della San Servolo Servizi, Andrea Berro, l’importanza di questa nuova acquisizione che va ad arricchire la collezione della Viu comprendente, oltre alla scultura di Arnaldo Pomodoro, anche quelle di Pietro Consagra, Sandro Chia, Oliviero Rainaldi, la fantasmagorica video-installazione di Fabrizio Plessi, i Panda del cinese Han Meilin, e che ha già ospitato, tra l’altro, anche il Grande Sasso in bronzo del giapponese Kan Yasuda. «Siamo fieri — ha detto Vattani — che Arnaldo Pomodoro ci abbia concesso questa testimonianza di bellezza rara e preziosa. Una bellezza che è anche un monito per il rispetto verso la magnificenza di Venezia e la fragilità della Laguna».