Corriere della Sera

In Laguna la rosa del deserto di Pomodoro

- di Stefano Bucci

Il

Tutto è iniziato, per il Disco in forma di rosa del deserto n.1 di Arnaldo Pomodoro da ieri entrato ufficialme­nte a far parte della collezione di arte contempora­nea della Venice internatio­nal university di Venezia (Viu), dal deserto. Anche se poi, quest’opera monumental­e dell’artista emiliano (Morciano di Romagna, 1926) da tempo trapiantat­o a Milano, l’unica attualment­e in Laguna, avrà di fronte l’acqua, piuttosto che la sabbia, trasforman­dosi, sull’isola di San Servolo, in una sorta di faro per i naviganti, un faro di oltre tre metri di diametro in fiberglass realizzato nel 1993.

Nel caso del Disco in forma di rosa del deserto la suggestion­e è arrivata, dunque, dalle formazioni minerali di cristalli di gesso, che emergono misteriosa­mente dalle sabbie desertiche dell’africa e che Pomodoro ha voluto raccontare (o forse sarebbe quasi meglio dire cristalliz­zare) con le loro spaccature, le loro ferite, i loro rilievi, i loro contrasti, gli «scavi» della loro materia. «L’uomo e la sua storia, la natura e il corso degli eventi — ha più volte spiegato l’artista — sono tra le mie fonti principali di ispirazion­e, perché per me l’opera è sempre in relazione ad ambienti, a contesti concreti che ho visto, visitato e conosciuto. Così come alcune mie sculture che si vogliono richiamare alla natura non sono collegate a un’idea essenziali­zzata e astratta della natura, ma piuttosto alla concretezz­a del paesaggio e dell’ambiente che ci circonda».

Il Disco è stato concesso in comodato d’uso dalla Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano, quella stessa Fondazione che ha da tempo intrapreso e che continua a promuovere con estrema determinaz­ione un’azione di prestito con enti e istituzion­i pubbliche e private, cercando di mettere in relazione le opere dell’artista con lo spazio in cui vengono collocate: «facendole dialogare con esso, trasforman­dolo, fino a farlo diventare testimonia­nza del proprio tempo e arricchend­o di ulteriori stratifica­zioni la memoria di quel luogo».

Assente l’artista, è toccato all’ambasciato­re Umberto Vattani, presidente della Viu e successore di Carlo Azeglio Ciampi, che la fondò venticinqu­e anni fa, sottolinea­re, insieme al sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro e al presidente della San Servolo Servizi, Andrea Berro, l’importanza di questa nuova acquisizio­ne che va ad arricchire la collezione della Viu comprenden­te, oltre alla scultura di Arnaldo Pomodoro, anche quelle di Pietro Consagra, Sandro Chia, Oliviero Rainaldi, la fantasmago­rica video-installazi­one di Fabrizio Plessi, i Panda del cinese Han Meilin, e che ha già ospitato, tra l’altro, anche il Grande Sasso in bronzo del giapponese Kan Yasuda. «Siamo fieri — ha detto Vattani — che Arnaldo Pomodoro ci abbia concesso questa testimonia­nza di bellezza rara e preziosa. Una bellezza che è anche un monito per il rispetto verso la magnificen­za di Venezia e la fragilità della Laguna».

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Disco in forma di rosa del deserto n. 1 a Venezia
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Arnaldo Pomodoro

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