Muti, un legame di 50 anni E Dafne risplende a Boboli
Cartellone che punta su temi «ai confini della libertà»
«In un contesto di globalizzazione della comunicazione e dell’espressione in generale era importante riflettere sulla libertà creativa dell’artista in rapporto alla sua opera e all’epoca in cui vive, e quindi anche sulla responsabilità che un artista ha verso il tuo tempo». Da qui è partito il sovrintendente Cristiano Chiarot per lanciare il tema che fa da titolo dell’81esima edizione del Maggio Musicale Fiorentino, «Dialoghi ai confini della libertà», dove «abbiamo inserito le opere che lo potessero affrontare non solo condividendolo ma anche mettendolo in discussione».
Ad iniziare dalla lirica: il titolo inaugurale, il raro «Cardillac» di Paul Hindemith, porta in scena la figura di un orafo-artista in eterno conflitto con la realtà; incapace di accettare la funzione sociale della creazione artistica, finirà con l’autocondannarsi all’emarginazione. L’opera segna anche il debutto di Fabio Luisi come direttore musicale del Festival ed è il momento clou di una lunga giornata: al mattino una lectio magistralis in Università, a mezzogiorno gli Ottoni del Maggio Musicale in piazza della Signoria, nel pomeriggio il Coro di voci bianche alla Fondazione Zeffirelli e una coreografia di piazza firmata da Virgilio Sieni davanti al teatro; la sera il balletto «Re-mark» di San Jijia alla Leopolda e a notte fonda i fuochi d’artificio in piazza Vittorio Gui.
Eventi e luoghi che fin dal primo giorno manifestano un’altra caratteristica dell’edizione 2018: «Sarà un Maggio diffuso in tutta la città e che collabora con 70 istituzioni su tutto il territorio — scandisce Chiarot —. Non solo: il Festival si allargherà in tutta la regione, con i concerti diretti da Federico Maria Sardelli a Pisa, Livorno, Lucca, Carrara e Grosseto».
Lo stesso Sardelli porterà «La Dafne», composta nel 1608 da Marco da Gagliano su libretto di Ottavio Rinuccini, nella grotta del Buontalenti, una delle preziosità del Giardino di Boboli. Altro titolo in cartellone è «La battaglia di Legnano», «l’unica opera di Verdi direttamente legata alla vicende risorgimentali» sottolinea il sovrintendente; sul podio Renato Palumbo,
il nuovo allestimento sarà firmato da Marco Tullio Giordana. Una prima assoluta sarà «Infinita tenebra di luce», commissionata dal Maggio ad Adriano Guarnieri e ispirata alle poesia di Rainer Maria Rilke. Le altre due opere in cartellone catalizzano l’interesse degli appassionati perché riportano sulle sponde dell’arno
Zubin Mehta, indimenticabile anima del Maggio per moltissime edizioni, e Riccardo Muti, a mezzo secolo esatto dal suo debutto fiorentino. Il maestro indiano accosterà «Il prigioniero» di Dallapiccola ai Quattro pezzi sacri di Verdi, Muti affronterà in forma di concerto il «Macbeth» verdiano.
Sontuoso il programma concertistico: si completa l’integrale delle sinfonie di Shostakovich con John Axelrod, Mikhail Jurowski, James Conlon e Mehta, che vi accosterà i concerti per pianoforte (solista András Schiff) e per violino (Kolja Blacher) di Brahms; Luisi dirigerà l’oratorio Paulus di Mendelssohn. Il capitolo pianisti annovera Murray Perahia, Grigory Sokolov e le Sonate di Schubert curate dalle Accademie del Fortepiano e Bartolomeo Cristofori.
La danza si allarga dalla sede del Maggio (Brodsky/baryshnikov) alla città: «Erodiade», con la coreografia di Julie Ann Anzilotti, andrà in scena al teatro Goldoni, «Bach6cellosuiten» alla Pergola. L’«homme Armée» suonerà in San Miniato, il 25 giugno le Voci Bianche e la Cappella Musicale accompagneranno in Duomo la Messa di San Giovanni, santo patrono della città.
Il festival diffuso Il sovrintendente Chiarot: «Sinergia con settanta istituzioni. E portiamo i concerti in tutta la regione»