Non giudico Berlusconi
«Loro 2» Il regista e il nuovo capitolo: ho usato il registro dei sentimenti, ogni spettatore veda ciò che vuole Sorrentino: «Il mio film non rivela nulla ma indaga Veronica? La vera opposizione all’ex premier»
Paolo Sorrentino, il 10 maggio uscirà il suo Loro 2. Lei sostiene: «Si dice che si sappia molto sia del Berlusconi politico che dell’uomo, ma io ne dubito». Il film cosa svela di Berlusconi? «Gli strumenti per svelare Berlusconi li hanno i giornalisti. Il mio film non vuole né rivelare né giudicare ma indagare un personaggio che si è raccontato molto negli anni, però soffermandosi sulla dimensione sentimentale, quella che per natura gli uomini sono poco propensi a mostrare».
Che Berlusconi emerge?
«Il film è un lavoro di invenzione. La vera dimensione dell’uomo posso solo immaginarla, rendendola coerente e verosimile tenendo conto di molti fatti reali accaduti tra il 2006 e il 2010, e di altri immaginati. L’ho girato come un film “in costume”…».
Carlo Freccero pensa che il suo sia un ritratto affettuoso di Berlusconi…
«Non so se sia affettuoso, ciascuno vede nel film ciò che vuole, è giusto così».
Berlusconi talvolta è una maschera tragica: conscio della vecchiaia, solo, circondato da sfruttatori, con i «sogni diventati incubi». Pensa sia verosimile?
«Credo che Berlusconi , come tanti anziani, abbia i suoi cedimenti, le sue paure, le sue sconfitte. Solo che nessuno tra noi mortali può reagire organizzando feste con decine di ragazze, né finanziare il San Raffaele perché studi l’ibernazione e la possibilità dell’immortalità, come ho letto…».
Ovviamente è partito intorno al film il gioco che lei definisce «delle figurine». Ovvero, chi è chi. A chi sono ispirati i personaggi .
«Sono ispirati alla realtà solo quelli che portano veri nomi: Silvio, Veronica, Mike, Ennio Doris, Fedele Confalonieri. Gli altri sono immagini poetiche: sintesi di tante, unite alla fantasia. Il Santino Recchia di Fabrizio Bentivoglio non è Sandro Bondi… sì, recita poesie su Berlusconi, ma mezza Italia scrive versi. La Kira di Kasia Smutniak non è Sabina Began, nella Cupa Caiafa di Anna Bonaiuto si possono sospettare tante, diverse donne politiche di quel periodo».
Veronica Lario diventa una specie di pubblico ministero della vita di Berlusconi nella lite in cucina: «Sei malato, vai con le minorenni, sei rimasto un piazzista, hai solo barato, non ti sveli mai, volevi occuparti dell’italia e invece ti sei occupato solo di te stesso, sei un bambino che ha paura della morte». Solo alcune frasi sono attribuibili a Veronica Lario: perché affidarle questo compito nel film?
«Perché quando due coniugi litigano si dice sempre la verità ma talvolta si esagera. E qui il personaggio forse esagera ma dice la sua verità. Premio Oscar Paolo Sorrentino, 47 anni, ha diretto il suo primo film, «L’uomo in più», nel 2001. Il successo internazionale è arrivato nel 2008 con «Il divo», ispirato alla figura di Giulio Andreotti mentre con «La grande bellezza» del 2013 ha vinto l’oscar Non a caso la lite avviene in cucina, come i confronti familiari che tutti abbiamo…».
Sì, ma in questo caso c’è di mezzo l’italia e la sua storia…
«Certo. La dimensione del film è un racconto fantastico e insieme storico. Diciamo che ho elaborato un’idea semplice. Berlusconi ha sempre insistito sull’anticomunismo, ne ha parlato tantissimo. Ma forse non ha tenuto conto che ciò che lui riteneva “comunismo”, ovvero l’opposizione a lui e alla sua politica, alla sua idea d’italia, l’aveva in casa. Addirittura nel proprio letto matrimoniale, accanto a lui. Non mi permetto di supporre che Veronica Lario sia stata “comunista”, qui siamo nel divertissement, nelle ipotesi…».
Non teme di aver fatto, con l’uscita del doppio film, un bel regalo a Berlusconi proprio ora che si trova in difficoltà sulla scena politica, quasi in ombra rispetto a Matteo Salvini?
«Due anni fa, quando cominciai a scrivere il film, nessuno avrebbe mai scommesso sul suo ritorno in politica. Poi lui è riapparso, e non è certo mia responsabilità. Il suo rientro però mostra oggettivamente l’orgoglio, la volontà, la determinazione non
Alcuni personaggi sono ispirati alla realtà Gli altri sono semplici immagini poetiche
Un uomo capace di non soccombere mai di fronte a chi non è d’accordo con lui
comuni di un uomo capace, come nessuno, di reggere agli attacchi, di non soccombere di fronte a chi non è d’accordo con lui. La maggior parte della gente, nelle sue condizioni, sarebbe scappata. Come dice Hemingway, nessuno vive la propria vita fino in fondo eccetto i toreri. Berlusconi è proprio un torero, scende nell’arena e non molla fino alla fine».
Lei racconta le ragazze sulla piscina in Sardegna e anche i giovani pompieri del terremoto a L’aquila, tutti disperati per motivi diversi. Ha voluto lanciare un messaggio sulle paure delle nuove generazioni?
«Non saprei girare un film sui problemi sociali. Ho usato il registro dei sentimenti. In quel periodo, per una straordinaria convergenza, c’erano molte paure nell’aria. Invece che bloccarsi, tutti sono apparsi in perenne movimento, animati da una spinta vitalissima. Ma il passo era da centometristi. Finita l’energia, c’è stata un immenso carico di delusione».
Il finale: il Cristo morto e dolente estratto con una gru dalla chiesa distrutta e deposto sulle macerie de l’aquila è un simbolo di speranza, di rinascita?
«La scena è ispirata al vero fatto della basilica di Collemaggio. So che è un bel finale. Certo: è un simbolo. Ma non ne devo parlare io, ogni spettatore deve vedere il suo».