L’ironia per combattere i propri incubi
Duda Paiva, brasilianoolandese, danzatore ed esponente di spicco nel panorama europeo del Teatro di Figura, ha creato un mirabolante universo, onirico e reale, abitato da mostruosi pupazzi, ibridi tra l’umano e l’animale, realizzati in una materia malleabile, cui dà corpo e vita in un dialogo coreografico di potente forza espressiva.
Per il Festival Internazionale di Teatro di Immagine e Figura (Verdi, Milano) ha presentato Blind che racconta, sul filo di sentimenti ed emozioni, un drammatico episodio della sua infanzia, quando perse temporaneamente la vista e trovò «dolore nella luce e bellezza nell’oscurità».
Interagendo col pubblico, indosso un costume che gli deforma il corpo, gobbe, bozzi, un enorme paio di occhiali sul viso, mostruoso e animalesco, Paiva intraprende, con ironia, violenza e levità, la lotta spirituale e fisica con i suoi fantasmi. Nasce da una sorta di campana appesa sul palco, un’imponente generosa guaritrice, bella come una dea Yoruba, sguardo penetrante e dettagli di inquietante realismo, e dalle gibbosità di Paiva si materializzano creature beffarde, dolci, inquietanti.
Bellezza e grottesco si fondono e si aprono sui lati oscuri e irrazionali della vita.