Corriere della Sera

L’ironia per combattere i propri incubi

- di Magda Poli

Duda Paiva, brasiliano­olandese, danzatore ed esponente di spicco nel panorama europeo del Teatro di Figura, ha creato un mirabolant­e universo, onirico e reale, abitato da mostruosi pupazzi, ibridi tra l’umano e l’animale, realizzati in una materia malleabile, cui dà corpo e vita in un dialogo coreografi­co di potente forza espressiva.

Per il Festival Internazio­nale di Teatro di Immagine e Figura (Verdi, Milano) ha presentato Blind che racconta, sul filo di sentimenti ed emozioni, un drammatico episodio della sua infanzia, quando perse temporanea­mente la vista e trovò «dolore nella luce e bellezza nell’oscurità».

Interagend­o col pubblico, indosso un costume che gli deforma il corpo, gobbe, bozzi, un enorme paio di occhiali sul viso, mostruoso e animalesco, Paiva intraprend­e, con ironia, violenza e levità, la lotta spirituale e fisica con i suoi fantasmi. Nasce da una sorta di campana appesa sul palco, un’imponente generosa guaritrice, bella come una dea Yoruba, sguardo penetrante e dettagli di inquietant­e realismo, e dalle gibbosità di Paiva si materializ­zano creature beffarde, dolci, inquietant­i.

Bellezza e grottesco si fondono e si aprono sui lati oscuri e irrazional­i della vita.

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Duda Paiva, danzatore e attore, in una scena di «Blind»
Onirico Duda Paiva, danzatore e attore, in una scena di «Blind»

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