Real nella storia ma fra i veleni
Terza finale di fila, l’ira del Bayern contro l’arbitro. Altro spot Var
I tre indizi, vale a dire le altrettante finali consecutive di Champions, sono una prova: il Real Madrid è oggi indiscutibilmente la migliore squadra al mondo. La premessa è doverosa, altrimenti si corre il rischio di non centrare la questione che è diversa ma altrettanto incontestabile: se in Champions ci fosse la Var, come invece sarà solo dal 201920, i Blancos in finale non ci sarebbero arrivati né stavolta né l’anno passato. Perché, come nel 2017, anche ora le sviste arbitrali hanno condannato il Bayern aiutando gli spagnoli. Le immagini di quanto avvenuto martedì al Bernabeu consentono scarsi margini di discussione, sul 2-2 finale ha pesato un colossale fallo di mano di Marcelo non visto dal turco Cakir, tanto evidente da spingere lo stesso brasiliano a vuotare il sacco davanti al giornalisti: «Era rigore».
Un’ammissione che però non è bastata a evitare si scatenasse l’inferno, con i bavaresi (Vidal e Boateng su tutti) ma anche i quotidiani catalani a denunciare apertamente l’ingombrante peso del madridismo, includendo nel dossier il quarto di finale con la Juve e i sospetti annessi. Una cosa è certa: il fronte europeo dell’antimadridismo è destinato ad allargarsi, anche se va detto che il Bayern ha avuto le sue gravi colpe, a partire dalla tremenda papera del portiere Ulreich che ieri si è scusato sui social. Solo applausi invece per i due allenatori, i veri vincitori — in maniera diversa — di questa densissima semifinale. Per Zinedine Zidane basta ricordare i tre indizi che fanno una prova, mentre per Jupp Heynckes, 73 anni, un galantuomo, occorre recuperare le parole a fine partita: «Abbiamo perso noi, non l’arbitro». Peccato se ne torni in pensione.