La svolta sul controllo di Tim Vivendi battuta, vincono Elliott e Cdp
Nel consiglio entrano Altavilla, Ferrari e Gubitosi. I francesi: voto falsato da Cassa depositi. Il nodo Genish
Alla fine è arrivato il ribaltone. Il fondo americano Elliott ha mandato in minoranza Vivendi conquistando la maggioranza dei posti nel nuovo consiglio di Tim. È la prima volta che un azionista di minoranza riesce a ottenere la maggioranza del board di una big di Piazza Affari. Elliott ha vinto in assemblea con il 49,84% dei voti, contro il 47,18% dei francesi, che le valgono 10 posti su 15 nel board.
Per l’ex monopolista dei telefoni è una svolta. A guidare il consiglio saranno infatti dieci manager indipendenti, scelti da Elliott per cambiare verso a Tim. È il primo passo per la realizzazione della «public company», ovvero una Tim ad azionariato diffuso guidata da un board indipendente dagli azionisti. In questo caso ci sarà anche un ceo «di garanzia», Amos Genish, indicato dalle minoranze, ovvero da Vivendi che con il 23,8% resta comunque il primo socio di Tim.
«Il voto di oggi — ha commentato Elliott — rappresenta una vittoria per tutti gli azionisti e apre un nuovo capitolo per Tim, in cui la società può basarsi su una governance migliorata per garantire una creazione di valore sostenibile per tutti». In assemblea i due contendenti si sono astenuti dall’intervenire, lasciando la parola ai piccoli soci. Ma questo non ha evitato polemiche. «Non è una vittoria dettata dal mercato», ha affermato il gruppo media guidato da Yannick Bolloré al termine dell’assemblea, accusando «la controllata del governo Cassa depositi e prestiti» di aver falsato la sfida «votando per un hedge fund invece che per un azionista industriale». I numeri tuttavia dicono un’altra cosa. La Cdp, con il 4,9% di Tim, è stata certamente importante ma non determinante visto che, al netto delle quote detenute direttamente, Vivendi ha raccolto il consenso dell’11% dei presenti contro il 20% andato a Elliott. «Noi, fin dall’inizio, eravamo favorevoli all’intervento di Cdp — ha commentato Giuseppe Guzzetti, presidente dell’acri — se hanno ritenuto di cambiare governance un motivo ci sarà».
Il nuovo consiglio di Tim
Il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda. La Cdp ha circa il 5% di Telecom Italia, è il terzo socio del gruppo sarà composto da Fulvio Conti, Massimo Ferrari, Alfredo Altavilla, Paola Giannotti de Ponti, Luigi Gubitosi, Paola Bonomo, Maria Elena Cappello, Lucia Morselli, Dante Roscini e Rocco Sabelli, più i cinque indicati da Vivendi: Genish, Arnaud de Puyfontaine, Marella Moretti, Michele Va- lensise, Giuseppina Capaldo. Il board di riunirà lunedì per nominare Conti presidente senza deleghe (non ci sarà un vicepresidente), attribuire a Genish le deleghe e costituire i comitati consiliari. Poi il board dovrà iniziare ad affrontare i tanti dossier aperti: dal golden power, alla vendita (non più necessaria) di Persidera, alla societarizzazione della rete guardando a Open Fiber, alla conversione delle risparmio fino alla strategia sui contenuti media, che ora non dipenderà più dalle scelte di Vivendi.