Corriere della Sera

Il leader leghista in contatto con Luigi Il centrodest­ra rischia la divisione

- di Marco Cremonesi

MILANO Il weekend piu lungo della crisi. I giorni in cui si giocano le sorti del governo. E in cui si capirà se il Paese sarà guidato da un esecutivo «di transito» verso le elezioni sull’asse centrodest­ra-5 Stelle. Da un «governo di tregua», con una guida indicata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Oppure da un «governo salvagente» — così lo chiamano i leghisti — basato soltanto sui 5 Stelle e la sola Lega.

Il problema è che la seconda ipotesi, quella del governo di tregua, vedrebbe — e forse vedrà — la definitiva esplosione del centrodest­ra, che qualche leghista ha già cominciato a chiamare «l’alleanza che non c’è». Perché ciò che Matteo Salvini non può accettare è il ritrovarsi inchiodato a un governo di responsabi­lità nazionale, non ostile a «questa» Unione Europea e per giunta con i 5 Stelle a fare fuoco e fiamme dall’opposizion­e.

E allora, il segretario leghista nel fine settimana dovrà capire se è possibile che i 5 Stelle, su un programma accuratame­nte messo nero su bianco e rigorosame­nte a termine, siano disposti a sostenere un governo che dovrebme, be comunque avere una trazione di centrodest­ra. Questa è la proposta che Salvini ieri ha annunciato pubblicame­nte. Nessuno è disposto a scommetter­ci troppo, ma il fatto che il capo dei senatori stellati Danilo Toninelli abbia già detto il suo no a «governi balneari», non scalfisce Salvini: «Io credo che con i 5 stelle una soluzione la troveremo». L’ottimismo potrebbe dipendere dai suoi contatti con Luigi Di Maio, che sono ripresi fittissimi.

Ma il problema, per i leghisti, ha un nome e un cogno- Silvio Berlusconi. I salviniani sono convinti che il Cavaliere, ostile a elezioni troppo ravvicinat­e, possa dare il suo via libera al governo di tregua. I leghisti già dipingono la scena: «Al Colle, Berlusconi sarà il primo a proporre Salvini premier. Mattarella, a quel punto, chiederà: “Con quali numeri?”. E proporrà un altro nome». Quello, come da tempo ripete Salvini, «arrivato via fax da Bruxelles».

In Lega la convinzion­e è che Sergio Mattarella abbia già una maggioranz­a pronta, «non fosse altro perché altrimenti non avrebbe proposto il governo di tregua». La verità, annota un deputato, «è che l’unico partito che davvero non ha paura del voto è soltanto la Lega».

Anche qui, i salviniani fanno le loro profezie e provano a immaginare che cosa accadrà: «Il percorso della fiducia parte dal Senato. Sulla carta, i voti mancanti sono parecchi. Ma la maggioranz­a sarà sui presenti, non sugli eletti». Questo significa che le assenze nel giorno della fiducia — che i leghisti dicono di attendersi — , «equivarran­no a un voto a favore del governo». Ma chi mettono nella possibile maggioranz­a, oltre al Pd e a Forza Italia? Il gruppo Misto, quello per le Autonomie, un certo numero di stellati e neppure escludono, persino, «qualche leghista». Più, appunto, i mancanti dall’aula: «Assenza come responsabi­lità» scherza un salviniano osservante: «Ma la responsabi­lità è contagiosa e, superato il primo e più duro scoglio, il governo sarebbe votato anche alla Camera». Con l’incubo più nero: «A quel punto, durerebbe 5 anni. A dare tempo, altri voti si aggiungera­nno».

Per questo il leghista anonimo chiama la possibile maggioranz­a Lega-5 Stelle, l’ipotesi non detta, come il «governo salvagente»: «Avrebbe una scadenza, si potrebbe cambiare la legge elettorale e consentire­bbe di evitare agli italiani sia l’aumento dell’iva che quello delle tasse». Salvini, su questo, ieri ci ha battuto: «Il tutto, rimanendo nell’ambito delle regole europee. Si può fare». E così, il summit del centrodest­ra che si terrà nelle prossime ore si annuncia tutt’altro che una passeggiat­a: «Perché Berlusconi — conclude il leghista — con la certezza dei numeri a salutarci non ci metterebbe un istante. Come nel 2011».

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(Lapresse) Leader Matteo Salvini, 45 anni, segretario federale della Lega dal 2013 e leader della coalizione di centrodest­ra

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