Corriere della Sera

Una sconfitta per tutti

- Di Goffredo Buccini

C’è un profondo senso del dolore nella foto di mamma Alessandra che infine porta via da Macerata la sua Pamela, massacrata il 30 gennaio in casa dello spacciator­e nigeriano Innocent Oseghale. E quel dolore deve accomunarc­i tutti, soprattutt­o oggi, nel giorno in cui Roma accoglierà questa sua figlia vilipesa dalla vita, per un funerale nel suo quartiere, l’appio Latino, che diventerà lutto per la città intera. Ma in quella foto triste c’è anche un terribile senso di sconfitta collettiva. Perché, uscendo in lacrime dall’obitorio, Alessandra Verni tiene tra le braccia una corona di fiori su cui è ben visibile l’identità di chi l’ha mandata: «Traini Luca (Lupo)», cognome e nome, come si fa in carcere, e soprannome di battaglia. E Luca Traini non è un maceratese qualsiasi commosso dal terribile destino di una diciottenn­e finita in mano a un branco di trafficant­i. «Lupo» è il suprematis­ta che, quattro giorni dopo la morte di Pamela, se n’è andato in giro a sparare per Macerata ferendo sei migranti a caso, colpevoli solo di avere la pelle nera come lo spacciator­e arrestato per la morte della ragazza. E, soprattutt­o, è il fascista che ha dichiarato sin dall’inizio di avere agito per vendicare Pamela (che non conosceva) attraendo consensi inquietant­i. Ora il gesto di mamma Alessandra sembra, forse al di là delle intenzioni, legittimar­e questa delirante motivazion­e. E, se lo si confronta con le prime dichiarazi­oni della famiglia (netta condanna della violenza e richiesta di giustizia), ci interpella tutti. Perché significa due cose: che nella giustizia Alessandra Verni non ha più tanta fede (difficile darle torto di fronte ai reiterati scontri sul caso tra Procura e gip); e soprattutt­o che s’è sentita sola, abbandonat­a. Quando il 13 aprile nelle vie lungo l’appia si fece una fiaccolata per Pamela, lei si trovò accanto (oltre alla sindaca Raggi) un po’ di quartiere, qualche parlamenta­re ex missino e qualche ragazzotto di Casapound. Stop. La sinistra di governo era girata altrove, quella antagonist­a aveva già dimenticat­o Pamela al corteo di Macerata contro Traini. Come se i morti avessero colore. E quello di Pamela fosse il colore sbagliato.

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