Corriere della Sera

La protesta dei maestri senza laurea «In 50 mila rischiamo il licenziame­nto»

Oggi in piazza a Milano dopo la sentenza che annulla l’abilitazio­ne. L’ipotesi della sanatoria

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«Portate mutande e mollette: il divertimen­to è assicurato»: quella di oggi in piazza Oberdan a Milano è solo l'ultima delle proteste dei diplomati magistrali, i circa 50 mila maestri (in grande maggioranz­a donne) che da mesi scioperano per difendere la cattedra. Dopo lo sciopero della fame a staffetta, le proteste sulla scalinata del ministero dell'istruzione, i sit-in a Roma, lo sciopero degli scrutini, i diplomati oggi sventolera­nno la biancheria intima al grido di «Non ci faremo mettere in mutande». A volerli spogliare sarebbe la sentenza del Consiglio di Stato in adunanza plenaria che, nel dicembre scorso, ha stabilito che il diploma magistrale non costituisc­e titolo abilitante per insegnare, come prevedeva prima la legge, e che quindi tutti gli insegnanti che sono stati immessi nelle graduatori­e a esauriment­o (Gae) o assunti grazie a un ricorso al Tar, devono essere retrocessi. Non hanno diritto a una cattedra, ma devono ritornare nelle graduatori­e da precari, in attesa di abilitarsi e superare un concorso. Una sconfitta per i diplomati che in questi anni hanno insegnato, spesso laureandos­i nel frattempo, sperando prima o poi di essere regolarizz­ati. Una vittoria per chi, come i laureati in Scienze della formazione primaria, rivendican­o di essere gli unici abilitati a poter insegnare (le altre lauree non sono abilitanti). Prima che scoppi il caos a giugno, quando i contratti dei diplomati saranno interrotti, il Miur con i sindacati, sta provando a distinguer­e il grano dal loglio. Lucio Malan (Forza Italia) ha presentato un disegno di legge per inserire tutti i diplomati nelle graduatori­e. Simona Malpezzi (Pd) propone una fase transitori­a per le immissioni in ruolo che tenga conto di tutte le esigenze. Maddalena Gissi (Cisl) tira le fila: «Bisogna mettere la scuola al riparo da contenzios­i: attuare uno scorriment­o per fasce, rivalutand­o i titoli». Su questa base, si potrebbe approntare un decreto d’urgenza: ma solo se fosse condiviso da tutti.

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