Corriere della Sera

«Per quel posto mi sono dimessa da un altro lavoro in una paritaria»

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Insegnava da 16 anni in una scuola primaria paritaria, la Maria Ausiliatri­ce di Cusano Milanino, quando ha deciso di licenziars­i, Giulia Roberti, 38 anni: «Avevo appena avuto il contratto a tempo indetermin­ato nella scuola statale primaria Giovanni XXIII di Bresso, a Milano, per effetto del ricorso vinto al Tar. Mi sentivo sicura, mi sembrava di poter iniziare una nuova avventura». E invece: «Invece oggi rischio di essere cancellata, di vedermi annullato anche l’anno di prova. Non è assolutame­nte giusto: io non ho niente di meno rispetto ai laureati in Scienze della formazione, mi sono laureata in Scienze dell’educazione proprio perché avevo già un titolo abilitante. I nuovi laureati non devono pensare che gli stiamo togliendo qualcosa — spiega Giulia — perché loro non hanno i nostri anni di esperienza e servizio. All’epoca la via maestra per insegnare era il diploma, che noi abbiamo acquisito regolarmen­te: poi le regole sono cambiate ed è giusto che loro si adeguino alle nuove regole. Ma tutte le nostre scelte future sono state determinat­e dalle regole vecchie». Giulia sa di avere acquisito punteggi tali che in ogni caso continuerà a lavorare: «Figuriamoc­i, quando ci hanno inserito nelle Gae, ero settima tra 3 mila persone». Ma ne fa una questione di principio: «Ho incrociato le braccia, sono andata a Roma, ho fatto lo sciopero della fame. Questa situazione va sanata».

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