Corriere della Sera

PERCHÉ NESSUNO VUOLE I COLLEGI UNINOMINAL­I

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Caro Aldo, il Rosatellum, come prevedibil­e in una attesa distribuzi­one tripolare dei voti, non ha consentito di avere un vincitore (partito o coalizione), in grado di governare. Se dovessimo tornare a votare con questa legge elettorale, rischierem­mo nuovamente «un nulla di fatto», senza un chiaro vincitore. Non pensa quindi sia necessaria la nomina di un governo, che abbia il solo scopo di organizzar­e una legge con premi di maggioranz­a, in grado di garantire finalmente agli elettori italiani la definizion­e di un vincitore che possa governare? Roberto Rinaldi Bussero (Mi)

Caro Roberto,

Non c’è dubbio che, se si tornasse a votare con questa legge, cambierebb­e poco. La Lega crescerebb­e a danno di Forza Italia, ma i numeri del centrodest­ra sarebbero più o meno gli stessi. I Cinque Stelle potrebbero rosicchiar­e qualche altro consenso a un Pd senza leader e senza linea; ma già sono arrivati a un terzo dei voti, mi pare difficile possano andare molto oltre. Servirebbe, come dice giustament­e lei, l’ennesima riforma elettorale, si spera definitiva. Ma quale?

Ci sono due strade. Una è il premio di maggioranz­a. Solo che i Cinque Stelle lo vorrebbero dare alla prima lista, il centrodest­ra alla prima coalizione, mentre il centrosini­stra — in questo momento il polo più debole — non lo vorrebbe proprio. L’altra strada sono i collegi uninominal­i. Il Rosatellum ne prevede pochi e quindi enormi: un collegio senatorial­e comprende mezzo milione di abitanti; nessuno conosce davvero l’eletto, ha modo di controllar­lo, stabilisce se riconferma­rlo o lasciarlo a casa. Collegi uninominal­i veri, come quelli introdotti dal Mattarellu­m — il si- stema con cui si votò nel 1994, nel 1996 e nel 2001 —, consentono davvero agli elettori di scegliere il loro rappresent­ante e di verificarn­e l’operato. Non è vero che in un sistema tripolare neppure i collegi uninominal­i danno un vincitore. Nel 1996 in Italia i poli erano tre: la Lega si presentò da sola e superò il 30% in molti collegi lombardi e veneti. Nel 2005 Tony Blair ebbe la maggioranz­a assoluta con il 35,2%, davanti a conservato­ri (al 32,4) e liberaldem­ocratici (al 22). Certo il sistema uninominal­e funziona meglio con il doppio turno di collegio, come in Francia: Macron ha avuto la maggioranz­a assoluta all’assemblea nazionale in un sistema multipolar­e, con i socialisti, la destra moderata, i lepenisti e Mélenchon. Ma i collegi uninominal­i danno più potere al popolo e meno alle segreterie dei partiti. E nessuno ha la garanzia di essere eletto. Per questo i partiti italiani non ci pensano neanche.

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