Le ragazze dei gioielli «Un dolore ci ha dato la forza di rischiare»
La nuova vita delle fondatrici di Agapanthus
La scheda
● L’atelier Agapanthus nasce nel 2003 da un’idea di Grazia e Elena Gilardi con Paola Rocca che all’epoca lavoravano nell’azienda di famiglia, nel ramo delle costruzioni. Grazia è la creativa, Paola segue il marketing e Elena la parte amministrativa
● Nel 2004 aprono un negozio a Milano, in via Cerva. Nel 2008 è il turno di Lecco, dove vivono e lavorano. Monza si inaugura nel 2012 e Bergamo nel 2015. Durante l’estate del 2017 è lanciato l’e-commerce e viene aperto un corner presso il concept store Coast a San Pantaleo, in Sardegna
● Agapanthus lavora l’argento, l’oro rosa, bianco o giallo a 9kt o 18kt. Spazzolati a mano e sabbiati, mai rodiati, per mantenere un effetto vissuto
«Volevamo cambiare vita. Metterci a fare qualcosa che amavamo veramente». Sono legate da un affetto profondo (da qui il nome del loro marchio Agapanthus, fiore estivo il cui nome deriva dal greco agàpe che significa amore.) le sorelle Grazia ed Elena Gilardi che, insieme alla cognata Paola Rocca, hanno preferito l’universo dei gioielli all’azienda di famiglia, storicamente attiva nelle costruzioni e ora nel campo immobiliare. L’avventura imprenditoriale inizia nel 2003, dopo la morte di Vittorio (fan del giardinaggio e cultore floreale), fratello di Elena e Grazia, marito di Paola. «Questo dolore immenso — raccontano le tre mamme di Agapanthus che non vedono l’ora di avere i figli al loro fianco in azienda — ci ha dato la forza per fare il passo e buttarci nel nuovo». Uno dei ragazzi,
Il percorso
«Siamo partite con poche migliaia di euro. Ora puntiamo a Usa e Giappone»
Filippo Invernizzi, figlio di Grazia, si è laureato da poco in Economia proprio sul «caso Agapanthus», azienda messa in piedi con poche migliaia di euro.
Rigorosamente, unite: «Insieme — osserva Grazia, architetto e direttore creativo del marchio — abbiamo cominciato a comperare delle pietre e a far costruire i primi gioielli e, pian piano, tutto si è tramutato in un vero e proprio lavoro. Nonostante i tempi difficili che ha attraversato il mercato dei prodotti considerati superflui». Un sodalizio che ha vinto umanamente e nei numeri visto che gli affari del brand (la base operativa e l’annesso laboratorio nel quale vengono realizzati a mano i pezzi dagli orafi si trova a Lecco sulle sponde manzoniane del lago di Como) crescono a doppia cifra anno dopo anno (+13% nel 2017, fatturato di 1 milione di euro).
«Per ora — spiega Paola Rocca, che segue la parte amministrativa — le vendite sono concentrate nei nostri quattro negozi (a Monza, Bergamo, Lecco e a Milano nella bellissima via Cerva). Anche se stiamo guardano con interesse altre città e alcuni mercati in grado di capire i nostri prodotti, come Usa e Giappone. Stiamo lavorando anche sull’e-commerce, dato il riscontro che abbiamo sui social, in primis Instagram (poco meno di 10 mila followers, ndr)». Gioielli, quelli di Agapanthus, apprezzati dagli intenditori delle lavorazioni tradizionali del cesello, dell’incisione con il bulino e del traforo (tra le più vendute, il rametto di ruta e il Barcellona, fantasia settecentesca che richiama le lancette stilizzate di un orologio). Ma anche dagli estimatori delle pietre: selezionate da Grazia, a cominciare dalle tormaline watermelon (anguria) con sfumature verdi, rosse, bianche e rosa. «Ci stiamo avvicinando — concludono Grazia e Paola — al mondo dei diamanti, da quelli brown ai sale e pepe, fino a quelli champagne e ghiacciati. Grazie agli accordi con taglierie in India che lavorano solo per noi, stiamo standardizzando la qualità del taglio di tutte le pietre».