I pini di Roma, una vecchiaia difficile
Simbolo del panorama, dopo 90 anni vanno sostituiti: una regola del verde nelle città
Il taglio dei pini a Roma, sull’appia Nuova ad esempio, sta causando malcontento generale e talvolta viene erroneamente letto politicamente. Il Pinus pinea fa certamente parte del paesaggio culturale romano, ma la nostra memoria sovente è più corta e le nostre supposizioni più fallaci di quanto vorremmo.
Sempre esistiti a Roma, i pini prima degli anni Trenta erano meno numerosi e principalmente su alture, pittoreschi punto di riferimento vegetali, immortalati nelle seicentesche vedute di Lorrain. Strumentalizzati qual simbolo d’italianità nel ventennio fascista, vennero inseriti a sproposito in avvallamenti umidi e addirittura nelle aiuole di mezzeria, senza pensare allo sviluppo delle piante adulte e delle loro radici.
Dinamiche e tempistiche nel verde stradale, nei parchi e in natura son differenti. Poco male quando un albero cade in una foresta, se lo fa in un parco è un altro paio di maniche, ed altro ancora s’una strada trafficata, dove va prezione venuto. Quindi, abbattimenti controllati sono parte intrinseca del verde addomesticato. I boschetti e viali di Versailles sono stati abbattuti e ripiantati varie volte dalla loro creazione nel 1661 — come testimonia anche il dipinto di R. Hubert «Tree Falling in the Garden of Versailles around the Baths of Apollo», 177577— e lì l’attuale amministra- capitolina non vi mise lo zampino.
Le alberature stradali hanno vita difficile, devono esser stabili, non perder rami, non interferire con traffico ed edifici, e sopportare la compressione radicale; pochi prosperano in queste condizioni, e i pini sono i meno indicati. Meno per la chioma: i rami che s’inarcano sotto la linea orizzontale sono prossimi alla caduta e quelli allungati con solo un ciuffo verde in punta hanno fibre torte e meccanicamente deboli, proni a schiantarsi nel vento. Allora, nei decenni passati, insieme all’eliminazione di queste spade di Damocle, vennero rimossi anche rami sani per mantenere un aspetto più ordinato, col risultato d’alzare sempre più le chiome, quindi il baricentro, rendendoli meno stabili. Meno per le radici: oltre al fittone principale producono da quelle laterali fittoni secondari che fungono da «puntelli» stabilizzanti, come pure le «cipolle», gli ingrossamenti superficiali che deformano e spaccano l’asfalto. Tutti vogliamo internet veloce, drenaggi ed elettricità che funzionano e, seppur v’è anche a Roma un Regolamento Scavi, con emergenze del genere non sempre è possibile applicarlo: ecco allora radici troncate a meno di un metro dalla pianta. Aggiungiamo che i pini non vegetano dal legno vecchio, quindi potature su alberi compromessi non sono fattibili.
In queste condizioni, i 90 anni dei pini stradali romani equivalgono a 150-180 in un parco. Veneranda età, alla quale vanno sostituiti. Dove possibile verranno piantati altri pini, magari più distanziati e trattati meglio dei loro predecessori. Altrove alberi più adatti.
d Anche gli alberi dei viali di Versailles sono stati abbattuti diverse volte