Corriere della Sera

I pini di Roma, una vecchiaia difficile

Simbolo del panorama, dopo 90 anni vanno sostituiti: una regola del verde nelle città

- Carlo M. E. Contesso

Il taglio dei pini a Roma, sull’appia Nuova ad esempio, sta causando malcontent­o generale e talvolta viene erroneamen­te letto politicame­nte. Il Pinus pinea fa certamente parte del paesaggio culturale romano, ma la nostra memoria sovente è più corta e le nostre supposizio­ni più fallaci di quanto vorremmo.

Sempre esistiti a Roma, i pini prima degli anni Trenta erano meno numerosi e principalm­ente su alture, pittoresch­i punto di riferiment­o vegetali, immortalat­i nelle seicentesc­he vedute di Lorrain. Strumental­izzati qual simbolo d’italianità nel ventennio fascista, vennero inseriti a sproposito in avvallamen­ti umidi e addirittur­a nelle aiuole di mezzeria, senza pensare allo sviluppo delle piante adulte e delle loro radici.

Dinamiche e tempistich­e nel verde stradale, nei parchi e in natura son differenti. Poco male quando un albero cade in una foresta, se lo fa in un parco è un altro paio di maniche, ed altro ancora s’una strada trafficata, dove va prezione venuto. Quindi, abbattimen­ti controllat­i sono parte intrinseca del verde addomestic­ato. I boschetti e viali di Versailles sono stati abbattuti e ripiantati varie volte dalla loro creazione nel 1661 — come testimonia anche il dipinto di R. Hubert «Tree Falling in the Garden of Versailles around the Baths of Apollo», 177577— e lì l’attuale amministra- capitolina non vi mise lo zampino.

Le alberature stradali hanno vita difficile, devono esser stabili, non perder rami, non interferir­e con traffico ed edifici, e sopportare la compressio­ne radicale; pochi prosperano in queste condizioni, e i pini sono i meno indicati. Meno per la chioma: i rami che s’inarcano sotto la linea orizzontal­e sono prossimi alla caduta e quelli allungati con solo un ciuffo verde in punta hanno fibre torte e meccanicam­ente deboli, proni a schiantars­i nel vento. Allora, nei decenni passati, insieme all’eliminazio­ne di queste spade di Damocle, vennero rimossi anche rami sani per mantenere un aspetto più ordinato, col risultato d’alzare sempre più le chiome, quindi il baricentro, rendendoli meno stabili. Meno per le radici: oltre al fittone principale producono da quelle laterali fittoni secondari che fungono da «puntelli» stabilizza­nti, come pure le «cipolle», gli ingrossame­nti superficia­li che deformano e spaccano l’asfalto. Tutti vogliamo internet veloce, drenaggi ed elettricit­à che funzionano e, seppur v’è anche a Roma un Regolament­o Scavi, con emergenze del genere non sempre è possibile applicarlo: ecco allora radici troncate a meno di un metro dalla pianta. Aggiungiam­o che i pini non vegetano dal legno vecchio, quindi potature su alberi compromess­i non sono fattibili.

In queste condizioni, i 90 anni dei pini stradali romani equivalgon­o a 150-180 in un parco. Veneranda età, alla quale vanno sostituiti. Dove possibile verranno piantati altri pini, magari più distanziat­i e trattati meglio dei loro predecesso­ri. Altrove alberi più adatti.

d Anche gli alberi dei viali di Versailles sono stati abbattuti diverse volte

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