Corriere della Sera

Dai fondi all’ema, Roma fuori dai dossier Ue

- DAL NOSTRO INVIATO Ivo Caizzi

BRUXELLES Un allarme l’ha appena lanciato la Commission­e europea, che ha evocato «l’instabilit­à politica» dell’italia perché può avere un impatto negativo sui conti pubblici, generando tensioni sui mercati e il conseguent­e aumento della già alta spesa per gli interessi sul maxi debito. Inoltre, l’assenza di un governo stabile e autorevole a Roma, non consente risultati efficaci nelle solite trattative «politiche» con Bruxelles sul rispetto dei vincoli dell’unione Europea di bilancio.

Ma la difficoltà di avvicendar­e l’esecutivo di Paolo Gentiloni, ormai composto da quelle che nel gergo internazio­nale vengono definite «anatre zoppe», ha messo l’italia in una fase di stallo in Europa con rischi di penalizzaz­ioni in importanti dossier.

Sta partendo la mega-trattativa sul bilancio dell’unione europea 2021-2027 da oltre 1.200 miliardi. Un governo influente può evitare che gli altri approvino la proposta della Commission­e europea di riduzione dei fondi per l’agricoltur­a e la coesione, che colpirebbe soprattutt­o il Mezzogiorn­o e le isole.

Un impegno forte di Roma potrebbe recuperare risorse nell’aumento dei finanziame­nti per i rifugiati e i controlli delle frontiere esterne dell’ue. Sta procedendo in modo poco favorevole, però, perfino il negoziato sulla modifica del Trattato di Dublino, che penalizza Italia e Grecia assegnando i profughi al Paese di primo arrivo. Nel contenzios­o in corso sull’assegnazio­ne ad Amsterdam dell’agenzia delle medicine (Ema), Palazzo Chigi non sta riuscendo ad aiutare Milano nel rimettere in discussion­e la criticatis­sima procedura imposta dai governi più influenti.

Le principali capitali si stanno spartendo le più importanti europoltro­ne in scadenza l’anno prossimo (presidenze di Consiglio, Europarlam­ento e Commission­e europea, nuovi commissari). L’italia appare tagliata fuori. Il suo posto nel board della Banca centrale europea sarebbe stato promesso all’irlanda.

Quando Mario Draghi lascerà la presidenza della Bce nel 2019, per la prima volta potrebbe non esserci un italiano nel vertice di Francofort­e, dove si sta andando verso una «germanizza­zione» (problemati­ca per tutti i Paesi con alto debito). Germania e Francia, sotto la pressione di otto Stati nordici, stanno anche impostando le riforme dell’eurozona non in linea con gli interessi italiani. La garanzia europea dei depositi, sollecitat­a da Roma, è stata messa da parte all’eurogruppo/ecofin a Sofia, senza che il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan (in uscita) potesse fare molto. Vari Paesi membri, che rischiano una procedura d’infrazione per l’eccessivo inquinamen­to dell’aria, stanno negoziando con Bruxelles a suon di impegni futuri. Ma cosa può promettere l’esecutivo Gentiloni dopo aver perso le elezioni?

Le risorse europee

Il rischio di non influire nella trattativa dell’unione da 1.200 miliardi sui fondi. E di perderne quote importanti

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