La Juve cala il settebello
Allegri vicino al traguardo: «Non incasiniamoci» L’allenatore rilancia il corteggiatissimo Dybala Gattuso, otto giorni decisivi tra Europa e Coppa Italia «Poi servono 3-4 acquisti»
Dopo «le tragedie atomiche», strascico della sconfitta allo Stadium contro il Napoli e la «lunga commedia» andata in scena in seguito a Interjuve (ma allora quella post Real-juve come deve essere definita?) Massimiliano Allegri chiede «equilibrio, solidità, concentrazione, cattiveria». Ovvero tutta la mercanzia di alta qualità che la Juve da sette anni espone regolarmente nella vetrina del campionato.
Restano tre partite da giocare, con 4 punti di vantaggio sul Napoli, la parità nello scontro diretto e una differenza reti (più 14) a prova di bomber. La miglior Juve del quadriennio di Allegri (per punti fatti e gol segnati) deve affrontare Bologna, Roma e Verona e ottenere altre due vittorie per essere sicura dello scudetto. Sempre che la squadra di Sarri riprenda a fare tre punti con regolarità: se i bianconeri stasera battono il Bologna allo Stadium e il Napoli perde al San Paolo contro il Torino, il settimo scudetto consecutivo infatti sarà già una realtà domani pomeriggio.
Allegri (senza Chiellini, Howedes, Pjanic e Mandzukic, che non ha recuperato dopo il trattamento riservatogli da Vecino) però non ha l’aria di uno che sta per controllare la temperatura dello spumante nel frigo. Perché mercoledì c’è la finale di Coppa Italia contro il Milan e domenica prossima la trasferta contro la Roma, in piena corsa per la Champions. Max vuole evitare di «incasinarsi di nuovo», come accaduto col pareggio di Crotone: «I ragazzi l’hanno capito. La testa nel finale di stagione è tutto. E in questo momento c’è anche entusiasmo, che non deve cadere i gol
(a zero) presi dal Milan nella sfida di andata con il Verona: è stata la prima sconfitta di Gattuso nella presunzione, nella superficialità e nella convinzione che questa partita sia assolutamente facile».
Non è un messaggio banale, perché la «presunzione», evocata nei mesi scorsi anche da Giorgio Chiellini, è stato uno dei malanni passeggeri di questa squadra, che anche in vantaggio a San Siro contro l’inter si è fermata per fumarsi una sigaretta, lasciando che la partita prendesse una piega totalmente diversa. Non è affatto banale nemmeno la distrazione MILANO Alla vigilia della settimana che metterà l’aggettivo definitivo sulla stagione del Milan (da «molto deludente», se l’esito finale fosse un 7° posto, con preliminari di Europa League a luglio annessi, a «appena sufficiente» se arrivasse il 6°, fino a «buona» con la conquista mercoledì della Coppa Italia, primo trofeo dell’era cinese), Rino Gattuso ha una comprensibile alzata di orgoglio.
È il primo a ricordare le «figuracce» grammaticale di Allegri, incalzato sull’eventuale partenza di Dybala: «Per quanto riguarda l’ok non lo do io, ma lo daremo insieme alla società — la chiosa di Max, che non usa il condizionale che renderebbe ipotetica la sua frase —. Ma poi credo che Dybala sia un giocatore molto importante, che ha grandi margini di crescita per arrivare a essere uno dei top player del calcio mondiale».
Nota a margine: un anno fa, nell’avvicinamento carico di nelle quali il Milan è incorso anche sotto la sua gestione (il recente Benevento, e la sconfitta di Verona all’andata, il «memento mori», che ha ripetuto ai suoi per affrontare l’hellas questa sera), ma rivendica anche quello che ha (già) fatto. «Nel girone di ritorno sarei terzo. Di Calhanoglu dicevate che era un bidone, Biglia per voi era sbagliato e guardateli ora». La valorizzazione della rosa attuale è il fiore all’occhiello di Gattuso. Coppia
Dopo l’infortunio, torna dal 1’ Alessio Romagnoli; con Bonucci si ricostituisce la coppia di centrali titolari (Lapresse) aspettative alla finale di Champions, Dybala per Allegri era — assieme a Neymar — l’erede di Messi e Ronaldo. Qualcosa in quel processo di crescita si è decisamente interrotto, nonostante i 25 gol segnati da Dybala, che oggi torna titolare dopo il primo tempo disastroso col Napoli e lo spezzone molto buono giocato con l’inter: «Dipende tutto da lui, la voglia di sacrificio, di mettersi in discussione ogni giorno, come tutti» sottolinea Max, pungolando il Per quella futura, l’allenatore sposa la linea della società: «Servono 3-4 giocatori. Per migliorare abbiamo bisogno di spirito d’appartenenza e mentalità, cerco leader, gente abituata a giocare certe partite. Bonaventura? Non mi risulta Juve campione se...
d Allegri/1 Da qui alla fine serve equilibrio, solidità ma anche cattiveria
d Allegri/2 Dybala titolare? Dipende tutto da lui, da quanta voglia ha di sacrificarsi
vada via». Biglia che, ancora rotto, scalpita per entrare in campo, è il prototipo del giocatore che piace a Rino: «Un esempio». Poi c’è la solita esigenza: «Manca un bomber da 20 gol a stagione». Oggi arriva il presidente Yonghong