Corriere della Sera

Il Toro a Superga, tra passato e futuro

Prima volta senza Tomà. Cairo: «Un’emozione e una responsabi­lità»

- Giampiero Timossi

TORINO «Ora guardate in alto e andate avanti, tocca a voi», predica Riccardo Robella, il cappellano del Toro. Parla rivolgendo­si ad Andrea Belotti e ai suoi compagni. Sono passati 69 anni dal 4 maggio 1949, dallo schianto che uccise 31 persone, spense le vite del «Grande Torino» e ne accese il mito. Sono passati 69 anni, ma questa è la prima volta senza vedere Sauro Tomà salire alla Basilica di Superga. Era l’ultimo degli Invincibil­i, li ha raggiunti il 10 aprile. Il Torino è storia, «questa è la misura di un amore, che non si calcola con le vittorie», ripete il don.

Chiara Appendino, sindaca grillina di Torino e tifosa della Juve, arriva alle 14 e depone una composizio­ne di fiori rossi ai piedi della lapide. Sostiene: «Il Torino è una parte importante della storia, ma anche del futuro della nostra città». Quando il Fiat G.212 andò a schiantars­i sul terrapieno della Basilica, a governare Torino era il comunista Domenico Coggiolo. La Camera dei Deputati si fermò per ascoltare il ministro della difesa Randolfo Pacciardi che annunciava «con estrema tristezza» la sciagura. Ieri la Camera dei Deputati fa un tweet e ricorda il #Grandetori­no. A Superga i telefonini ricevono a fatica, il tweet non arriva. Arriva invece il pullman del Torino, scendono il presidente granata Urbano Cairo, i giocatori e i dirigenti. Applausi per tutti. I fedeli sono più di mille, meno dell’anno prima, ma è venerdì e si lavora. Antonio Comi, il direttore generale, aveva invitato anche Franco Meroni, il figlio del pilota Pierluigi, una delle vittime. Non era mai successo, altri impegni lo hanno trattenuto, «grazie, verrò a trovarvi al Fila». Sessantano­ve anni dopo non c’è neppure Emiliano Mondonico, «che veniva nei nostri club a raccontare la storia di quella sedia» alzata nel cielo di Amsterdam. La messa è finita, la squadra scende verso la lapide. Belotti, il capitano, ricorda i nomi delle 31 vittime. Cairo poi spiegherà: «Li ha letti con forza e pathos, è sempre toccante ed emozionant­e salire il 4 maggio a Superga. Torino è la storia. Ed è vero, è anche il futuro. Un impegno notevole e una responsabi­lità, per far funzionare ancora meglio le cose che già funzionano e migliorare quelle che fin qui sono andate meno bene». Dal Colle di Superga si può guardare in alto.

 ?? (Lapresse) ?? Cerimonia Urbano Cairo, 60 anni, proprietar­io e presidente del Torino dal settembre del 2005, ieri alla cerimonia per i 69 anni dalla tragedia di Superga. Un omaggio toccante, come sempre
(Lapresse) Cerimonia Urbano Cairo, 60 anni, proprietar­io e presidente del Torino dal settembre del 2005, ieri alla cerimonia per i 69 anni dalla tragedia di Superga. Un omaggio toccante, come sempre

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