Corriere della Sera

Dovi e Lorenzo

Motogp, l’italiano vuole più soldi e rifiuta il rinnovo, lo spagnolo è sfiduciato e a fine anno può andarsene

- DAL NOSTRO INVIATO Alessandro Pasini

Nel box Ducati in questi giorni ci sono un paradosso e un peso, e non si capisce quale sia più grande. Il paradosso è Andrea Dovizioso, il peso è Jorge Lorenzo. Il paradosso nasce dal mistero di un pilota vicecampio­ne del mondo e oggi primo in classifica ancora senza rinnovo del contratto per il biennio 2019/20. Il peso è la via crucis di un cinque volte campione del mondo con appena tre podi nel 2017, 40 punti di distacco da Dovizioso quest’anno, il morale sotto gli stivali e zero prospettiv­e, ormai più di là (dalla Ducati) che di qua.

Sembrerebb­ero questioni semplici, di rapida soluzione. Invece non è così. Su Dovizioso lo scenario è chiaro. Lui, che oggi prende poco più di un milione l’anno più premi, ne chiede 6. Nelle tre offerte fattegli finora, la Ducati si è sempre mantenuta al di sotto (l’ultima è di 5) e Andrea ha sempre detto no. La ragione non è economica — se c’è uno che se ne frega è proprio lui — ma di principio. Dovi pensa che dopo avere corso due stagioni guadagnand­o un decimo di Lorenzo ora merita un altro trattament­o. Ci sta. In Ducati motivano la proposta con il budget complessiv­o ridotto, ma si dicono fiduciosi e sperano di potere chiudere l’intesa già qui in Andalusia: l’arrivo dell’a.d. Claudio Domenicali ieri potrebbe servire a sbloccare l’impasse.

A logica, il rinnovo è la vera soluzione che fa bene a entrambi: a Dovi serve una Ducati che ormai maneggia alla perfezione; alla Ducati serve l’unico in grado di farla andare forte. Quando però c’è di mezzo il principio, la logica rischia di saltare. Anche perché, nonostante la Honda neghi, l’ideuzza di ingaggiare l’italiano per fare un dream team con Marquez a Tokyo c’è. «Ho sempre detto che preferisco avere un compagno forte. E al momento sono rimasti Pedrosa (l’attuale socio, ancora in bilico, ndr) e Dovizioso», ha detto Marquez giovedì. «Sicurament­e Marc sa ciò che sta facendo la Honda…», ha commentato ieri sogghignan­do Dovi. Che sembra non avere fretta, ma gradirebbe chiudere la storia per dedicarsi solo alla pista: la Ducati sarebbe la scelta per continuare a vincere, la Honda la mossa dell’orgoglio. Quale prevarrà?

Quanto a Lorenzo, ormai la fine del rapporto con Bologna pare inevitabil­e. «Non sono in grado di negoziare ora — ammette —. La situazione è triste, non mi trovo bene sulla moto». Nel box ha la faccia da Sfiduciato

Il cinque volte campione del mondo Jorge Lorenzo, 31 anni, a fine anno dovrebbe lasciare la Ducati (Afp) funerale, prova ogni genere di modifica in cerca di «suavidad» nella guida, crea dei Frankenste­in a motore innestando parti della moto 2017 su quella nuova. Ma non va. Ai microfoni gli capita così di sbroccare, come quando dà del buffone a chi lo critica. La verità è che il suo fallimento è peggiore di quello di Rossi nel 2011/12: Valentino almeno era il migliore ducatista, qui Jorge viene sverniciat­o anche dai piloti clienti. In Ducati — dove avrebbero già il sostituto giovane e economico in Miller o Petrucci — non parlano ma ammettono che con Lorenzo non c’è chimica e fanno capire che ogni eventuale rinnovo sarebbe a prezzo di saldo: un milione contro i 12 attuali, praticamen­te un invito ad andarsene. Si dice che la Suzuki aspetti al varco: i giapponesi sono convinti che Jorge sarebbe l’interprete tecnico perfetto per la loro moto, ma negano ogni interessam­ento. Lorenzo aspetta, sbuffa, giura di non volere mollare e si dibatte anch’egli tra una scelta utile e una di orgoglio. A ben vedere, ormai è questa — e non la Rossa — l’unica cosa che ha in comune con Dovizioso.

Lo stallo sui piloti

La Honda pensa a Dovizioso. Marquez: «Forti ora ci sono solo lui e Pedrosa...»

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