Risorgono «I fantastici 5»: quando la tv guarda al passato
L a nostalgia per grandi culti televisivi del passato è un fenomeno che abbiamo già visto in azione nelle scorse stagioni tv e che ha portato alla produzione recente di diversi sequel. Sono tornate serie tv americane del passato molto amate dal pubblico, da grandi drammi d’autore come «Twin Peaks» e «X-files» a sit-com come «Will&grace» o «Roseanne» («Pappa e ciccia»), rilanciato con grande successo negli Usa.
Grazie all’effetto «to be continued…», intrinseco nei linguaggi della tv, può capitare che in epoche di grande complessità del panorama mediale, si volga lo sguardo al passato per andare alla ricerca di titoli di sicuro impatto. Inizialmente limitata nei confini delle grandi serie televisive, quest’attrazione per il vintage ha contagiato anche altri generi: è il caso di «Queer Eye for the Straight Guy» («I fantastici 5»), che Netflix ha recentemente riportato in vita con una versione originale esclusiva per la piattaforma.
Era il 2003 e «Queer eye» è stato uno dei primi programmi cosiddetti di «makeover», quelli in cui la tv interviene come demiurgo per migliorare una situazione difficile. Il meccanismo è molto semplice: cinque esperti in stili di vita si prendono a cuore il «caso umano» di un uomo che per varie ragioni ha trascurato il suo aspetto fisico, la sua casa, l’alimentazione, finendo per chiudersi in se stesso e non avere più relazioni sociali, soprattutto con il mondo femminile. Nell’arco di una settimana lavorano per trasformare il suo look, ma soprattutto per restituirgli fiducia in se stesso e riportarlo alla vita sociale e sentimentale.
La particolarità è che i cinque esperti sono gay dichiarati che accorrono in aiuto di un uomo etero. In un’epoca di grande politicamente corretto, curioso riportare in vita un programma che gioca in fondo tutto su uno stereotipo, quello che vuole l’uomo gay più dotato di buon gusto e attenzione al fashion, alla moda, alla bella vita.