Corriere della Sera

Il pronostico sbagliato

I leghisti: se vota il governo neutrale è la volta che salta il centrodest­ra

- Di Francesco Verderami

Che c’entra Renzi che parla di centrodest­ra e di Berlusconi con Salvini? E che c’entra Salvini che chiede a Renzi di fargli da mediatore con Berlusconi?

È il giorno dell’ira. Stellati contro leghisti, leghisti contro azzurri, forzisti arrabbiati al loro interno per l’accelerazi­one possibile delle elezioni. E per i leghisti, è il giorno degli occhi puntati su Silvio Berlusconi: «Se Forza Italia vota il governo “neutrale” di Mattarella, è la volta che salta il centrodest­ra... ». Matteo Salvini parla ai suoi pochissimi minuti dopo che il capo dello Stato ha proposto la sua formula di governo per portare il Paese fino a dopo la legge di Bilancio: «Berlusconi ha giurato e spergiurat­o che mai sosterrà una cosa del genere».

Sono i fedelissim­i che riferiscon­o le parole del segretario leghista. Ma il suo disappunto per il rifiuto al «passo di lato» da parte di Silvio Berlusconi era emerso più volte durante la giornata. Anche nella nota diffusa da Salvini dopo le parole del presidente della Repubblica: «Non c’è tempo da perdere, non esistono governi tecnici alla Monti, contiamo che Berlusconi mantenga la parola data e abbia la nostra stessa coerenza». Ma, appunto, i salviniani si mettono a studiare le dichiarazi­oni d’agenzia che provengono da Forza Italia, pronti a cogliere segnali di resa al governo «neutrale». Quella che piace meno è firmata da Mariastell­a Gelmini, la capogruppo alla Camera: «Forza Italia, che è rispettosa del voto degli italiani e che si riconosce nel centrodest­ra unito, valuterà all’interno della coalizione le posizioni da assumere». Certo, la ex ministra parla di coalizione. Ma per i leghisti più accesi, la posizione è semplice e sconfina nel rude: «Non c’è niente da valutare». La capogruppo azzurra, inoltre, osserva che «il voto in estate non sia il più adatto per garantire la partecipaz­ione».

La giornata si era aperta così come si era chiusa quella precedente: con il centrodest­ra riunito a Palazzo Grazioli. E con gli sms tra Salvini e Di Maio. Quando gli stellati si rendono conto che Berlusconi non ha accettato di dare appoggio esterno a un governo tra Lega e 5 Stelle — e soprattutt­o che Salvini non romperà con Berlusconi — è il momento dell’ira più nera. E i militanti 5 Stelle si sfogano incendiari sulla pagina Facebook di Salvini.

All’ora di pranzo, Di Maio e il segretario leghista si incontrano. I leghisti la vendono come un accordo con i 5 Stelle sulla data delle elezioni. Che passa, anche, per uno sgarbo istituzion­ale nei confronti di Mattarella. Se ne incarica lo stesso Salvini con l’annuncio choc della data delle elezioni, che come è noto spetta soltanto al presidente della Repubblica: l’8 luglio. Ma lo strappo con i 5 stelle è tutto fuorché meditato.

Intanto, in Forza Italia cresce l’apprension­e per il ritorno alle urne nel momento per loro più difficile. E il sondaggio Swg per La7 non aiuta: il partito è dato al 9,4%. E se il parametro per la divisione dei collegi fosse il risultato del Friuli Venezia Giulia, con la Lega che ha tre volte i voti di Forza Italia, sarebbe dramma.

Le preoccupaz­ioni Forzisti preoccupat­i per i consensi. L’ira della Lega per le parole di FI contro il voto in estate

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