«Non togliete le sanzioni alla Russia»
L’ex segretario di Stato: «L’iran? Se salta l’accordo, sarà peggio»
L’ ex segretario di Stato degli Stati Uniti John Kerry al Corriere: «Non togliete le sanzioni, da Mosca insidie e attacchi, nessuno può essere sereno». E sull’iran: «Se salta l’accordo sul nucleare, sarà peggio».
John Kerry parlerà oggi a «Seeds and Chips», l’evento internazionale sull’innovazione alimentare ideato da Marco Gualtieri. Ma il pomeriggio prima che l’ex segretario di Stato di Barack Obama prenda la parola a Milano non è tranquillo: Donald Trump ha definito «potenzialmente illegali» i colloqui di Kerry con varie figure politiche per provare a salvare l’accordo con l’iran sulla sospensione del programma nucleare.
Il «Boston Globe» scrive che lei ha incontrato ministri iraniani e leader europei. È vero?
«Dico di mantenere l’accordo, nient’altro. Incoraggio gli altri a esercitare il buon senso. Ho le normali discussioni che un ex segretario di Stato ha con la gente che conosce». Ha parlato anche con l’amministrazione Trump?
«Ho parlato a persone a Washington, certo».
E che aspettative ha sulla scelta di riattivare o no le sanzioni su Teheran?
«Non ne ho. Non c’è modo di saperlo, solo una persona sa e le indicazioni dicono che potrebbe in effetti uscire dall’accordo co l’iran. La tragedia è che quell’accordo sta funzionando, ha reso il mondo più sicuro e uscirne non ridurrà le divergenze».
L’eventuale rottura del patto con Teheran rischia di portarci al punto in cui eravamo con l’iraq di Saddam Non sapremo cosa stanno facendo
Crede alla denuncia del piano di riarmo iraniano fatta da Israele?
«Il presidente Obama e io stesso siamo preoccupati da sempre delle armi e delle interferenze degli iraniani e abbiamo messo nero su bianco certe misure nell’accordo: sanzioni sui missili, un embargo sul programma di riarmo. Ma uscendo dai patti la disponibilità iraniana a rispettare gli impegni potrebbe diventare molto più scarsa».
Teme che con le nuove sanzioni l’iran possa vendere petrolio ad altri?
«Sarebbe il meno. Altri Paesi dell’area potrebbero iniziare a protestare e rischiamo di tornare al tipo di confronto che avevamo con l’iraq di Saddam Hussein. Non sapremo più cosa stanno facendo gli iraniani, perché uscire dall’accordo obbliga gli osservatori (del programma nucleare, ndr) ad andarsene».
Sulla Corea del Nord, Trump ha pronunciato frasi irresponsabili, poi però si è arrivati al disgelo con Seul. La sua durezza ha aiutato? «Non sappiamo ancora. Non sappiamo cosa faranno i
nordcoreani, a cosa è disposto a rinunciare il loro leader Kim Jong Un e cosa significa per lui denuclearizzare. In passato lo interpretava come qualcosa di molto diverso da ciò che significa per noi. Non sappiamo se la Cina ha avuto un ruolo in questa svolta». I cinesi hanno messo Kim sotto pressione?
«Certo. Ma Trump ha continuato la nostra politica, mettendo i nordcoreani sotto una pressione ancora crescente. Già la nostra amministrazione lo ha fatto nella misura in cui i cinesi ce lo permettevano. Obama, lasciando, lo ha detto a Trump: stiamo mettendo sempre più pressione sulla Nord Corea, tu continua. Poi lui ha fatto anche i tweet. E quando verso Natale Moon Jea-in (il leader sudcoreano, ndr) ha iniziato ha lanciato uno sforzo diplomatico, l’amministrazione Trump non era contenta. Ma è stata questa diplomazia a portarci qui». Ora Trump vedrà Kim.
«Speriamo porti passi avanlavorato ti. Chiunque risolve questa questione merita un riconoscimento. La questione è se l’uscita dall’accordo iraniano finirà per complicare quello con la Nord Corea, se questa non si fida più. Ci penserei due volte».
Obama si impegnò per salvare l’euro durante la crisi e agì da garante dell’integrazione europea. Trump farebbe lo stesso?
«Non posso saperlo. Non ci sono procedure con cui uno possa misurare queste cose».
Ma ha fiducia o ipotizza che Trump di mobiliterebbe per salvare la Ue? «Spererei di sì».
Ogni 6 mesi vanno rinnovate le sanzioni contro la Russia. Ma le forze in ascesa in Italia sono contrarie e indicano la “democrazia illiberale” ungherese di Viktor Orbán, vicino a Mosca, come modello. C’è una presa della Russia in Europa. Che ne pensa? «È molto rischioso. Non è buono, per nessuno. Abbiamo molto per convincere i nostri amici europei a mantenere le sanzioni e sa perché? Perché dal 1945, quando abbiamo stabilito valori e istituzioni comuni, solo un Paese ha violato tutto in modo sfacciato: la Russia. Solo un Paese sta apertamente cercando di penetrare la politica degli altri in modo insidioso. Nessuno dovrebbe restare tranquillo di fronte a questi attacchi. La Russia viola la struttura e le fondamenta con cui cerchiamo di ridurre la conflittualità e le violazioni dei diritti umani nel mondo». Non è un giudizio troppo severo?
«Quando una nazione inizia ad agire fuori delle norme della società, è un problema per tutti. Tutti dobbiamo pensare alle implicazioni. L’europa nel ’900 ha pagato un prezzo enorme alla codardia, al fascismo, all’abuso, al rifiuto di riconoscere la sovranità degli altri. Non vogliamo tornare lì.
Kim? Trump ha seguito i nostri consigli ma non sappiamo cosa intenda la Nord Corea per dire addio al nucleare. La Cina gioca un ruolo
Quando l’economia è debole, la gente ha paura, e salgono settarismo e nazionalismo, quando girano i mercanti della paura, si perdono diritti e libertà
Minacce e commerci «Quando qualcuno si presenta alla tua porta con un’arma, vendere prodotti non è prioritario»
E penso che la gente debba guardare bene cosa sta facendo la Russia. Non è un gioco: interferisce con la stabilità delle altre nazioni e con possibilità dei mercati di avere fiducia nel futuro».
I Paesi più favorevoli alle sanzioni spesso esportano poco in Russia, mentre l’export italiano era florido.
«Be’, quando qualcuno si presenta alla tua porta con un’arma ed è pronto a sparare alla tua famiglia, vendere prodotti non è più così importante. Come sopravvivi, cosa dice la legge e quali sono i tuoi diritti: questo conta. Quando il populismo monta spacciando alla gente idee impraticabili, idee economiche che non funzionano, o politiche da quattro soldi, basate sul principio del minimo comun denominatore pur di attrarre i peggiori istinti, allora finisci in situazioni davvero brutte. Dell’europa ciò che posso dire è che quando l’economia diventa debole, quando la gente ha paura, e salgono il settarismo, il nazionalismo, quando girano i mercanti della paura, sa cosa accade? Finisci per perdere diritti e il livello di libertà si riduce e hai possibili conflitti nelle tue strade. L’europa deve stare particolarmente attenta a restare intelligente».