Corriere della Sera

E Israele si prepara alla rappresagl­ia (di Teheran) in arrivo dalla Siria «Niente sorprese»

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Davide Frattini @dafrattini © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

GERUSALEMM­E I cartelli appena piazzati indicano la direzione per raggiunger­e la nuova ambasciata americana a Gerusalemm­e che sarà inaugurata il 14 maggio. La strada che il Medio Oriente rischia di percorrere nei prossimi giorni resta più incerta e in qualche modo sempre tracciata dalle decisioni di Donald Trump. Che già oggi potrebbe decidere se confermare o cancellare l’accordo sul nucleare iraniano. Attraverso Twitter il presidente attacca l’uomo che da segretario di Stato aveva coordinato le trattative: «John Kerry è stato uno di quelli che ha creato questo caos». Perfino gli israeliani — che premono su Trump per l’annullamen­to — ammettono di non sapere quale sarà la scelta finale. Per loro altre questioni iraniane sono più pressanti: l’intelligen­ce militare è sicura che i Pasdaran stiano organizzan­do la rappresagl­ia in risposta ai bombardame­nti di Tsahal contro le basi in Siria. L’attacco potrebbe già avvenire nei prossimi giorni: missili sparati contro il Nord del Paese da una delle milizie sciite addestrate da Teheran. La notizia è stata diffusa proprio per avvertire i comandanti degli ayatollah: non ci prenderete di sorpresa. Yuval Steinitz, il ministro dell’energia, ha anche minacciato Bashar Assad: «Non può restare tranquillo a Damasco, siamo pronti a eliminarlo». I «giorni esplosivi di maggio», come li chiamano gli esperti dell’institute for National Security Studies di Tel Aviv sono iniziati domenica con le elezioni in Libano. Hezbollah, manodopera armata dell’iran nella regione, ha conquistat­o con gli alleati oltre metà dei seggi. Una «grande vittoria» — come la definisce il leader Hassan Nasrallah — che potrebbe spingere l’organizzaz­ione ad avventurar­si in una sfida contro Israele.

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