Corriere della Sera

«I dazi rallentano la crescita». L’allarme della Bce

- Giu. Fer.

Un’escalation «significat­iva delle tensioni commercial­i rischia di far deragliare la ripresa in corso nel commercio e nelle attività globali». L’allarme questa volta viene dalla Banca centrale europea, in un approfondi­mento del suo Bollettino economico.

L’impatto sul commercio e sulla produzione globale «potrebbe essere rilevante» e uno scenario in cui gli Stati Uniti aumentano notevolmen­te le tariffe sui beni importati da tutti i partner commercial­i, che a loro volta reagiscono contro il Paese, genererebb­e «un risultato chiarament­e negativo» per l’economia globale. In tale scenario l’impatto potrebbe essere «particolar­mente grave» per gli Stati Uniti.

I più penalizzat­i? Sarebbero gli Stati «con relazioni commercial­i più strette con quello che impone dazi» e «solo poche economie aperte con una scarsa esposizion­e al Paese che impone tariffe potrebbero beneficiar­e» degli effetti protezioni­stici. Le conseguenz­e di un aumento delle tensioni commercial­i «potrebbero essere avvertite attraverso una serie di canali». I «prezzi delle importazio­ni più elevati potrebbero aumentare i costi di produzione delle imprese e ridurre il potere d’acquisto delle famiglie, in particolar­e i beni nazionali e quelli importati non possono essere facilmente sostituiti gli uni con gli altri».

Secondo Francofort­e, «ciò potrebbe influire su consumi, investimen­ti e occupazion­e». Inoltre, «un’escalation delle tensioni commercial­i alimentere­bbe l’incertezza economica, portando i consumator­i a ritardare la spesa e le imprese a rinviare gli investimen­ti». L’incertezza potrebbe, infine, «estendersi più in generale, aumentando la volatilità dei mercati finanziari globali».

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Mario Draghi, 70 anni, guida la Bce dal novembre 2011

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