LO STATO NON SALVERÀ AIR FRANCE: UNA LEZIONE ANCHE PER ALITALIA
La compagnia aerea Air France è a un passo dal fallimento. Lo ha detto seccamente nel weekend il ministro dell’economia francese, Bruno Le Maire, dopo l’ennesima giornata di sciopero dei dipendenti che reclamano il recupero dell’inflazione nel salario, dopo sei anni di blocco. Il ministro ha precisato che lo Stato, che è ancora il primo azionista di Air France, non la ricapitalizzerà, perché i soldi pubblici devono avere migliore collocazione. Non solo. Presto partirà un piano di privatizzazione anche degli aeroporti.
A far precipitare gli eventi è stato il voto negativo al referendum su una possibile soluzione di compromesso, organizzato dall’amministratore delegato Jean-marc Janaillac. Che si è dimesso dopo bocciatura e dopo aver tentato di far capire che le richieste salariali, sostenute soprattutto dal sindacato dei piloti, erano irragionevoli per una compagnia che in un anno ha raddoppiato le perdite. Senza un forte piano di rilancio e di sviluppo, aveva cercato di spiegare l’ad, Air France «avrebbe fatto la fine di Alitalia».
Air France e Alitalia: due destini che continuano a intrecciarsi nel bene e nel male. Anche in Alitalia la situazione è crollata quando i dipendenti hanno bocciato la proposta di riduzione di personale e stipendi, in cambio di una ricapitalizzazione da circa due miliardi degli azionisti privati, sostenuta da una garanzia pubblica di 300 milioni. Alitalia da un anno è in amministrazione straordinaria e in vendita e, malgrado un primo piano di risanamento, continua a perdere. Lo stallo politico ha consigliato al governo di prorogare la cessione sino a fine ottobre. Ma intanto si levano da più parti richieste di un nuovo intervento dello Stato nel capitale. La storia però sta insegnando a caro prezzo che la persistenza del capitale pubblico in alcune aziende ha soltanto rinviato il loro confronto con il mercato, con spreco di denaro dei contribuenti. Riusciremo a non ripetere lo stesso errore?