Corriere della Sera

L’economia di Modena vola ai massimi ma la Cgil sciopera 8 ore

- di Dario Di Vico

Se c’è un territorio che, tra gli altri, ha contribuit­o a ridisegnar­e la mappa dello sviluppo manifattur­iero italiano questo è Modena. È pienamente dentro il nuovo triangolo industrial­e Lombardia-nordest-emilia, ospita distretti che hanno saputo seguire l’onda dell’innovazion­e e presenta numeri nell’occupazion­e, nella produzione e nell’export che sicurament­e fanno invidia almeno a tre quarti del resto d’italia. Eppure oggi la Cgil modenese ha indetto in solitaria uno sciopero provincial­e di tutti i settori, di ben 8 ore che si concluderà con manifestaz­ione in città e comizio davanti alla sede della Confindust­ria. Una scelta radicale che non si vedeva da tempo, per altro in una città in cui alle ultime elezioni politiche le sinistre hanno tenuto a fronte, invece, di un largo incremento di Lega e Movimento 5 Stelle nei centri minori della provincia.

Come si spiega allora lo sciopero? Partendo dai numeri del territorio, riepilogat­i nei giorni scorsi addirittur­a dall’ires-cgil, è difficile capirlo perché i riscontri congiuntur­ali sono più che lusinghier­i: l’occupazion­e presenta il miglior dato dal 2009 ad oggi, il fatturato ha toccato il massimo degli ultimi sei anni, la produzione è in aumento del 5,2% così come gli ordinativi e le esportazio­ni (+5,3% del 2017 sull’anno precedente). Gli industrial­i, infatti, sono sorpresi (per dirla con un eufemismo) di ritrovarsi con le bandiere rosse sotto la propria sede. Consideran­o la piattaform­a dello sciopero come una rituale lista della spesa e parlano a mezza bocca di un sindacato in cerca di visibilità.

Il manifesto che indice l’agitazione cataloga lo sciopero come «prosecuzio­ne della mobilitazi­one su pensione e lavoro», una formula generica che stride un po’ con il tipo di mobilitazi­one (otto ore di astensione dal lavoro). Nella lista poi c’è un po’ di tutto dall’immancabil­e revisione della legge Fornero alla difesa «del patrimonio industrial­e». Un caso concreto tirato in ballo è quello della Maserati dove la Cgil denuncia le incertezze sulle produzioni destinate alla fabbrica modenese. Altro tema che ricorre è la vicenda Castelfrig­o con la lotta dei dipendenti del distretto delle carni contro l’uso delle false cooperativ­e. E infatti Vincenzo Colla, segretario confederal­e della Cgil ed ex numero uno dell’emilia, a domanda risponde che «lo sciopero vuole mettere al centro dell’attenzione il fenomeno del lavoro povero», una bolla di sfruttamen­to «che va assorbita». C’è un legame, secondo Colla, tra «un certo modello di sviluppo e le condizioni di lavoro». Quanto allo sciopero in solitaria Colla replica che «sarebbe meglio organizzar­li unitariame­nte ma in questo caso abbiamo operato in autonomia». Tutte consideraz­ioni che non servono certo a mitigare lo sconcerto degli altri sindacati confederal­i, Cisl e Uil, che hanno archiviato la proclamazi­one dello sciopero tirando in ballo addirittur­a il clima pre-congressua­le che si respira in Cgil.

I primati

L’occupazion­e presenta il miglior dato dal 2009, il fatturato ha toccato il livello più alto degli ultimi 6 anni

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