Corriere della Sera

Mattarella attende domani i 2 leader al Colle (se chiudono)

- di Marzio Breda

Al Quirinale era tutto pronto per il tardo pomeriggio di ieri. L’udienza con il candidato premier che avrebbe dovuto guidare l’esecutivo «di garanzia», e l’elenco delle personalit­à da cooptare per i ministeri. Ipotesi congelata. Perché, mentre Sergio Mattarella era a pranzo, è giunta la richiesta di una proroga in extremis. «È in corso un confronto per arrivare a un accordo di governo. Abbiamo bisogno di ventiquatt­r’ore», gli facevano sapere da Movimento 5 Stelle e Lega. «Va bene, diamo loro il tempo che domandano», ha risposto il presidente, senza neanche entrare nel merito della trattativa in corso. Del resto, i nodi critici li conosce bene. Sono gli stessi sui quali questa partita si estenua da due mesi: il ruolo di Forza Italia, i nomi del potenziale presidente del Consiglio e dei titolari dei dicasteri più delicati, alcuni punti del programma…

Aspetti discussi inutilment­e, finora. Stavolta, invece, la sensazione del Colle è stata che l’annuncio di un’imminente chiusura dell’intesa fosse «una cosa seria». Su come si articolerà, nell’ex palazzo dei papi non rincorrono però i boatos della Camera né i tweet con cui anche la politica ormai si scambia messaggi. Perciò, saranno Salvini e Di Maio a fornire notizie precise (se sigleranno il patto) quando saranno convocati. Il che dovrebbe avvenire quando si chiuderà la «finestra» apertasi ieri. Cioè venerdì, dato che oggi Mattarella è impegnato con altri capi di Stato, oltre a Mario Draghi e Jean Claude Junker, a Badia Fiesolana, per un convegno dello European University Institute.

Se davvero la scossa che ha indotto i due leader a decidere entrambi di fare qualche passo l’uno verso l’altro sia venuta dalla minacciata prospettiv­a di veder nascere un governo «di servizio» e di un voto a fine luglio, lo si capirà meglio nel prossimo futuro. Di sicuro c’è che «l’opposizion­e responsabi­le», anzi, «la benevola astensione» promessa dal Cavaliere, pareva in grado di fornire l’innesco e spalancare la strada per un compromess­o. Insomma, per far partire quel «governo politico» indicato dal presidente della Repubblica come opzione principale, quando ha chiuso il suo terzo consulto ufficiale, lunedì sera, indicando lo scenario di un «suo» governo e il quasi contestual­e scioglimen­to della legislatur­a come drastica alternativ­a.

Naturalmen­te, se anche Salvini e Di Maio troveranno la quadra (e in serata sembrava difficile), non è scontato che il capo dello Stato affidi subito l’incarico. Vorrà prima sgombrare alcuni interrogat­ivi. Che scelta gli offrono, i due partner, quanto alla figura del premier? E sui ministri, quali «competenze» pensano di mettere in campo? Infine, che grado di coerenza intendono assicurare su trattati e impegni internazio­nali e interni?

Quando si dice impegni interni, il Colle si riferisce ai principi e ai valori scritti nella Costituzio­ne. Gli stessi che Mattarella ha citato ieri, rievocando il delitto Moro e come l’italia reagì. Tutto si tiene, per lui. Allora, ha spiegato, «abbiamo appreso che ci sono momenti in cui l’unità nazionale deve prevalere sulle legittime differenze e si è compreso anche che vi sono momenti che richiamano a valori costituzio­nali, a impegni comuni, perché non divisivi delle posizioni politiche ma riferiti a interessi fondamenta­li del Paese, in questo senso neutrali».

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A Roma Sergio Mattarella, 76 anni (Imagoecono­mica)

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