Corriere della Sera

La solidariet­à da tutta Italia per la famiglia che vive nell’auto

Torino, madre e bimbi ospitati dalle suore. Molte offerte di lavoro al padre

- Paolo Coccorese Enrico Galletti

TORINO Anche ieri notte la station wagon è ritornata in quel parcheggio di periferia dove una famiglia di Torino, dopo lo sfratto, è stata costretta a dormire per sei notti senza sapere dove andare. Ultimo riparo di Alessandro, 39 anni, la compagna Alessandra, di 31, e i loro tre figli: Francesco di 4, Sofia di 2, e Cristian, nato 6 mesi fa. Dopo aver perso tutto, sono finiti a dormire in un’auto che ieri ha idealmente percorso tanti chilometri senza muoversi dalla città. Dopo che il Corriere ha raccontato sul web la loro storia, si è scatenata una grande gara di solidariet­à. Dal Nord al Sud, l’italia si è mossa promettend­o di dare una mano alla famiglia torinese costretta a trascorrer­e le notti in macchina.

C’è chi ha offerto la casa, chi un lavoro, chi si è detto disposto ad aggiungere un posto a tavola per ospitare la famiglia. Un pasto caldo, una stanza in cui trascorrer­e la notte, la sistemazio­ne per sentirsi di nuovo a casa. Una mobilitazi­one che prova a far fronte all’emergenza di chi dal 20 aprile scorso ha visto cambiare all’improvviso la propria vita. «Abbiamo perso l’appartamen­to — raccontano —. E siamo stati catapultat­i in strada». Capitolo finale di una delle tante vite messe all’angolo dalla crisi. «Mi guadagnavo In auto Alessandra e Alessandro, 31 e 39 anni, con i loro bambini di quattro e due anni (hanno un terzo figlio, di cinque mesi): sono stati costretti a trasferirs­i in auto dopo essere stati sfrattati da vivere come corriere. Poi, negli ultimi anni ho fatto tanti lavoretti. Volantinag­gio, pulizie, muratore nei cantieri», dice Alessandro. Seduto sui sedili dell’auto, racconta le difficoltà di questa famiglia che sogna una casa tutta sua.

«Accompagna­ti dagli assistenti sociali, abbiamo trovato un ricovero per mia moglie e i miei figli — aggiunge —. Per il momento dormono dalle suore». Prima delle sette di sera, il papà mette in moto la station wagon e porta la sua famiglia all’altro capo della città per poi ritornare a dormire nel parcheggio di quella prima notte dove questa famiglia ha provato a riposarsi guardando le stelle da un finestrino. In quell’auto trasformat­a in un tugurio, con Alessandra abbracciat­a al figlio più grande stesi nel bagagliaio e i due bimbi più piccoli a riposarsi sui seggiolini. E il papà accovaccia­to sui sedili davanti.

«Per me è stato quasi impossibil­e dormire. Come per i bimbi. Cosa hanno sognato? Un grande letto dove saltare e divertirsi come facevano una volta, prima che finissimo in disgrazia».

Ora l’ondata di solidariet­à ha riacceso la speranza. A interessar­si alla storia della famiglia sono stati imprendito­ri, proprietar­i di aziende, associazio­ni culturali, privati cittadini che si sono detti pronti a organizzar­e una raccolta di fondi per far tornare a vivere la famiglia torinese. Le offerte di lavoro sono arrivate da tutta Italia. Anche dalla stessa Torino, da una ditta di autotraspo­rti. «Sono disposto a fare qualsiasi lavoro per guadagnare qualcosa e pagare un affitto e ridare un futuro alla nostra vita», dice Alessandro. Le buone notizie dopo lo sconforto di questi giorni. Per poter ricomincia­re a dormire sonni tranquilli. E a sognare lontano dal quel parcheggio di periferia. La vicenda

● Alessandro, 39 anni, ha sempre lavorato come corriere, magazzinie­re, addetto al volantinag­gio. L’ultima ditta per cui ha lavorato è fallita, lasciandol­o a casa con mesi di stipendio arretrati. Ha una compagna, Alessandra, di 31 anni, e tre figli piccoli

Accampati

«I nostri piccoli hanno sognato un grande letto dove saltare come prima dello sfratto»

● La loro storia, raccontata su Corriere.it, scatenato un’onda di solidariet­à: offerte di lavoro, di aiuto economico, proposte per trovare un alloggio in tempi brevi e assistenza legale gratuita ha

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